Approfondimenti

Bologna, Via Saffi,tra paura, omertà e riscatto

Con il sequestro dei beni di Ciro Cuomo si apre un nuovo capitolo. L'impegno di Libera Bologna, una storia da raccontare

Per anni il clima che si è respirato era di paura e omertà, tra numerosi incendi e timore a parlare. Ora si apre un nuovo capitolo. A Bologna in via Saffi, una delle arterie principali che dal centro portano verso la periferia ovest della città, il 19 gennaio 2023 i finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza e gli agenti della Divisione anticrimine della Polizia di Stato hanno eseguito un decreto emesso dal Tribunale di Bologna ai sensi della normativa antimafia: il decreto riguarda il sequestro di beni mobili, immobili e societari e conti correnti per un valore di oltre un milione di euro, tutti riconducibili a Ciro Cuomo.

Una notizia importante, che si collega a inchieste giudiziarie e giornalistiche e a un lavoro durato mesi portato avanti da Libera Bologna insieme a cittadinanza e istituzioni: nel giugno del 2021 il 64enne bolognese Ciro Cuomo - definito “un soggetto fiscalmente e socialmente pericoloso - era stato arrestato con le accuse di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio, ricettazione, trasferimento fraudolento di valori e atti persecutori. Un’operazione arrivata dopo fatti preoccupanti avvenuti in via Saffi, via a pochi passi dal centro di Bologna dove Cuomo, fino a ieri, viveva - in una villa con piscina sequestrata insieme a un altro immobile, alle quote di quattro società e dei relativi rami d'azienda e a mezzo milione di euro in contanti - e dove aveva diverse attività enogastronomiche, già sequestrate nell’operazione di un anno e mezzo fa. Fatti preoccupanti in una via dove negli anni precedenti c’erano stati incendi di macchine e del dehor di un bar della strada, andato a fuoco più volte in pochi mesi, e dove si percepiva un clima di paura e omertà, che il coordinamento bolognese aveva raccontato nella videoinchiesta “Via Saffi. Tra paura, omertà e riscatto”.

“Lo sai è un attimo, è un attimo perché girano le voci e girano perché qui è ovvio che ci conosciamo l’uno con l’altro. Non voglio farti dei nomi. Posso dirti che so che hanno bruciato le macchine e là possono dirti chi è stato, loro sanno chi ha bruciato le macchine. Però non te l’ho detto io, io non mi espongo, te lo dico col cuore, perché quello ti taglia la testa”

A dirlo era una commerciante che lavora in via Saffi: una delle diverse voci anonime raccolte nel lavoro di inchiesta del coordinamento bolognese. Voci che raccontano la paura ma anche la voglia di riscatto in una strada dove Ciro Cuomo - coinvolto dal 2005 in poi in diverse operazioni - si autodefiniva “il ras di via Saffi”.

Quella su via Saffi è la prima delle videoinchieste pubblicate da Libera Bologna: un lavoro pensato per portare alla luce situazioni opache, fatte di segnali non letti o non compresi, di mancata fiducia nelle segnalazioni, ma anche di voglia di riscatto e comunità, in una città come Bologna dove i reati economici prevalgono e, spesso, non creano allarme sociale, anche se dietro ci sono situazioni di violenza e paura. Dopo la denuncia tramite la videoinchiesta, si è provato ad avviare un percorso di comunità insieme a cittadinanza e istituzioni per pensare insieme al futuro della via. Così, a partire dalle inchieste, il percorso si è ampliato per costruire spazi di confronto e impegno insieme agli attori che vivono la città: cittadine e cittadini, forze di polizia, amministrazione comunale, associazioni, biblioteche, centri sociali. Un lavoro lungo e complesso, che si intreccia sempre con quelle che sono le evoluzioni giudiziarie: se in una prima fase, quando Ciro Cuomo era agli arresti domiciliari, il lavoro è stato più semplice, una volta finita la misura di custodia cautelare il percorso è rallentato, segno di una presenza ancora forte sulla strada.

Ora c’è un ulteriore e fondamentale passaggio: il sequestro e il possibile riutilizzo a fini sociali e istituzionali dei beni sequestrati, in una via dove per anni si faceva addirittura fatica a fare il nome di Ciro Cuomo. Passaggi che continuano ad andare di pari passo: da una parte c'è l'importanza della misura per rallentare e bloccare le attività illecite, dall'altra l'importanza di una rete tra cittadine, associazioni e istituzioni per tenere alta l'attenzione sulle presenza criminale e sui segnali che devono essere letti.

Proprio a partire da questa via, dalla videoinchiesta e dall’attenzione mediatica che ne è nata, in parallelo al lavoro di comunità anche il percorso di ascolto, racconto e denuncia si è ampliato: dopo la presentazione sono decine le segnalazioni che sono arrivate e continuano ad arrivare a Libera Bologna su situazioni di criminalità, illegalità o semplicemente poco chiare. Segno di un percorso che può funzionare, di una capacità di lettura di segnali che può crescere e della necessità di un monitoraggio costante e di spazi di denuncia pubblica che continuino a raccontare ciò che avviene sul territorio, a partire proprio da chi quel territorio lo vive.

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