L'esperienza di Libera sul riutilizzo sociale dei beni confiscati si diffonde in Albania
Tre giorni di formazione e approfondimento per condividere il modello italiano in tema di lotta alle mafie, educazione alla legalità democratica e alla cittadinanza responsabile, riutilizzo sociale dei beni confiscati e monitoraggio civico. Libera ha portato in Albania, dal 19 al 21 ottobre scorso, la propria esperienza, attraverso una nuova tappa del progetto "RISE-ALB: Rafforzamento dell'Imprenditorialità Sociale in Albania", finanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e implementato da ENGIM Internazionale. Incontri che sono stati inseriti anche nel calendario dell'iniziativa VALE - Vita sostenibile, Ambiente, Lingua Italiana, Enogastronomia, promossa dall' Ambasciata d'Italia a Tirana.
Un percorso che ha coinvolto i docenti delle scuole secondarie di secondo grado della prefettura di Fier, città situata a un centinaio di chilometri a sud di Tirana, dove è attiva una delle tre esperienze di riutilizzo sociale di beni confiscati alla criminalità organizzata avviate in Albania. Si tratta della Pasticceria sociale KeBuono, un progetto di imprenditoria sociale realizzato da ENGIM e dal Centro Sociale Murialdo di Fier con l’obiettivo di sostenere percorsi di inserimento lavorativo e di sostegno alle persone svantaggiate. KeBuono è stata in assoluto la prima sperimentazione di riutilizzo per finalità sociali di un immobile confiscato alla criminalità organizzata in Albania, grazie ad una legge costruita sul modello italiano e che, negli anni successivi, ha visto l’avvio di due ulteriori esperienze, quella del Kink Folk Coffee a Durazzo (gestito dalla fondazione Arsimor Shqiptar) e quella del Social Craft Garage a Saranda, a cura dell’ “Istituto sullo sviluppo, la migrazione e l’integrazione”. Nei prossimi giorni, inoltre, prenderà il via la quarta esperienza di riutilizzo sociale, nata proprio grazie al percorso progettuale RISE - ALB, con la creazione un laboratorio tessile gestito dalla Fondazione Joscelyn, a Elbasan.
L’esperienza della pasticceria sociale nasce nel Febbraio del 2016, con un bando pubblico finanziato dal progetto C.A.U.S.E - Confiscated Assets Used for Social Experimentations, realizzato da Partners Albania, in collaborazione, tra gli altri, con l’Agenzia albanese per i beni sequestrati e confiscati. Il bene immobile, che si trova nel centro di Fier, è stato confiscato a un trafficante grazie a un’inchiesta della magistratura italiana, ed era un night club molto frequentato. Rilevato da Engim in stato di abbandono, ci sono voluti quasi due anni di lavori strutturali e di preparazione formativa per arrivare all’inaugurazione, il 25 ottobre del 2018. La pasticceria, grazie alla formazione professionale costante e al rapporto con partner italiani, offre una varietà di prodotti di pasticceria e un servizio di catering, così come attività di integrazione con bambini e genitori, adolescenti, studenti e donne, con l'obiettivo di costruire una cultura di legalità e non violenza nella comunità. Fin da subito sono stati avviati percorsi di animazione territoriale con le scuole del territorio. I corsi di formazione professionale sono offerti a giovani ex-detenuti o a famiglie di attuali detenuti che stanno affrontando dure condizioni di vita socio-economiche. Ad oggi, più di quaranta donne hanno completato il corso di formazione, acquisendo un certificato da parte del Ministero del Lavoro albanese, che permetterà loro di immaginare un futuro diverso.
Ed è stata proprio la Pasticceria sociale KeBuono ad ospitare il secondo giorno di formazione di Libera con i docenti delle scuole superiori della città. A loro è stata data l’opportunità di conoscere il percorso italiano che, dall’approvazione della Legge Rognoni - La Torre alla 109 del 1996, ha consentito in questi 25 anni la nascita di una fitta rete di esperienze di riutilizzo sociale, che oggi vedono impegnate oltre 900 realtà sociali in tutto il Paese. Un’occasione di confronto con i soggetti istituzionali che, in Albania, stanno lavorando ad implementare questo modello. Tra questi, l’Agenzia albanese per l’Amministrazione dei Beni Confiscati, anch’essa costruita sul modello italiano.
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