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Giramondi in Cile: il diario di un viaggio

 

Dal 13 al 27 novembre 2023 si è svolta in Cile, Giramondi i viaggi della memoria e dell'impegno organizzati con le realtà sociali legate alle reti internazionali che Libera promuove in America Latina con ALAS e Africa con PLACE. L’obiettivo è quello di conoscere da dentro territori, comunità, realtà sociali e persone, attraverso l’impegno e lo sguardo di chi tutti i giorni in quei paesi si dedica, con coraggio e determinazione, alla promozione dei diritti umani, alla giustizia, all’accompagnamento delle vittime, al contrasto alle violenze mafiose e alla corruzione.

 


Il racconto di Paola Rossi

 

13 novembre 2023

Per la prima volta parto con Libera, con la mente aperta e una parola in testa: compartir. Il gruppo con cui parto è composto da persone che non ho mai incontrato prima, la maggior parte molto più giovani di me e già “gruppo”. Punto tutto sul fatto che ho viaggiato molto e sempre un po’ così, “all’avventura” e che, anagrafe o non anagrafe, mi vedo sempre ferma ai miei 17 anni. Insomma, parto.

Prima tappa: Santiago del Cile 

Appena arrivati a Santiago veniamo travolti dalla realtà del Paese in cui siamo approdati. Incontriamo Marcia Scantlebury, giornalista e direttrice della Fondazione “Museo della memoria e dei diritti umani” che ci apprestiamo a visitare. Marcia è stata una delle tante vittime del regime di Pinochet: imprigionata, torturata ed esiliata per anni. Una donna dalla bellezza antica, con occhi profondi e vivaci che ancora esprimono l’emozione di combattere per la tutela dei diritti civili. Una volta dentro, ci troviamo di fronte un’immensa parete ricoperta da foto di vittime della dittatura, in mezzo alle quali sono sparse cornici senza immagini, vuote. Si percepisce subito il senso di questa parete che, da un lato, rappresenta un atto essenziale di memoria nei confronti di chi non c’è più e, dall’altro, un atto di speranza nei confronti di chi non ha ancora un nome e un volto da ricordare. Come a dire: siamo qui anche per voi, per cercarvi tutti, per completare questa parete, ma soprattutto per completare la nostra memoria. E la parola “compartir” continua a tornarmi in mente. 

Dopo averne tanto sentito parlare, incontriamo finalmente il referente locale ALAS ( la rete di Libera in America Latina) Johannes Vera Von Bargen. Prima di proseguire il viaggio Johannes ci chiarisce due concetti essenziali per comprendere a fondo questo Paese. In Cile non esiste una vera definizione di “detenuto politico”, anche se in carcere ce ne sono ancora tanti. È un aspetto fondamentale che mette in luce le tante contraddizioni che lo abitano. Altro concetto fondamentale è quello che da queste parti chiamano “il buen vivir”, il cui significato profondo comprenderemo via via che ci addentreremo per la regione sudamericana. Inizio a avvertire la responsabilità del viaggio e la parola “compartir” mi continua a girare nella mente. 

Seconda tappa: Villa Grimaldi e La Pintana.

Sembra un paradiso di pace e serenità, ma attraverso i racconti di Francisca Insunza (una delle tante figure femminili che abbiamo incontrato lungo il percorso), capiamo subito che mai come in questo caso è appropriato affermare che talvolta “l’apparenza inganna”. In questo luogo è stato praticato con metodo e consapevolezza l’annientamento totale dei diritti umani. I racconti dei testimoni riferitici da Francisca, ancora una volta rendono evidente di quali atrocità sia capace l’essere umano ma anche di quale enorme capacità di sopravvivenza e di condivisione dispone.  Mi riferisco ai tanti gesti di solidarietà che hanno consentito ad alcuni di sopravvivere e tornare nel mondo a far sentire la propria voce. E ancora: “compartir” … 

La Pintana, un quartiere devastato da fragilità di ogni genere, dove vivere è una fatica quotidiana. Qui incontriamo un’altra donna, Claudia Pizarro, sindaca del quartiere, che da anni vive sotto scorta. Lei ha deciso di puntare sui giovani come se piantasse semi dove ancora possono crescere alberi, evitando repressioni inutili, dando la possibilità ai diversi talenti di svilupparsi laddove si manifestano.  Così lo sport, la musica, il teatro diventano strumenti per uscire dal buio e per sfuggire al rischio di cadere nella rete della criminalità organizzata.  

Terza tappa: le Ande. 

Sulle Ande iniziamo a dare un senso anche al concetto del “Buen vivir “, della natura da proteggere non solo per noi ma anche per chi verrà dopo di noi (compartir). Dopo avere infilato entrambe le mani nella neve andina, ritorniamo alle cabanas e di nuovo la natura ci abbraccia lungo un fiume che sembra scorrere in un canyon in mezzo ai cactus e ai fichi d’india. 

Quarta tappa: Valparaiso 

Il giorno successivo il van punta dritto verso Valparaiso che è come una vecchia signora capace di mantenere ampie tracce dell’antica bellezza pur essendo stanca, ripiegata su sé stessa, svuotata dall’interno. È questa la città che ha visto le grandi proteste dell’estallido social. 

A Valparaiso iniziamo una serie di incontri che ci porteranno a conoscere meglio il popolo Mapuche. L’incontro con l’avvocato Emilio Estay ci offre un primo, ampio e dettagliato punto di vista della situazione della difesa dei diritti umani in Cile. L’avvocato, senza troppi giri di parole, ci racconta a suo modo la situazione paradossale che il Paese sta vivendo. L’11 marzo 2022 viene eletto Presidente il giovane Gabriel Boric, uomo di sinistra, la cui sia pur breve esperienza politica sembra dare grandi speranze al popolo cileno. Boric si è impegnato nell’approvazione di un’assemblea costituente per la stesura di una nuova costituzione che rompa con l’eredità della dittatura di Pinochet, dall’altra, la gestione della sicurezza ha finito con introdurre metodi molto simili a quelli del passato. Questa situazione è ancor più esasperata nei confronti del popolo mapuche i cui territori sono costantemente presieduti da forze militari e i cui diritti sono costantemente depauperati. 

Lo stesso giorno incontriamo anche alcuni rappresentanti della società civile e difensori dei diritti umani, tra cui i rappresentanti di una cooperativa che si occupa di tutelare le donne e l’ambiente. La situazione femminile in questo Paese merita una riflessione a sé: molti diritti sono negati come il diritto all’aborto, con tutti i rischi e le disparità che ciò comporta.

Nel pomeriggio partecipiamo alla “feria” dei diritti umani con uno stand di Libera all’interno di un parco giochi. Che festa! Lì accanto c’è la Casa della Memoria di Valparaiso, non è così spaziosa, ma è ben curata e ben custodita. Guidati da uno dei fondatori di questo luogo, ci ritroviamo di nuovo immersi negli orrori della dittatura. 

Quinta tappa: Concepciòn. 

A Concepciòn, in zona Mapuche, è programmata la visita di una piccola delegazione di Libera nel carcere C.P. BIO-BIO con un gruppo di detenuti Mapuche, incarcerati per avere protestato contro chi sta usurpando e distruggendo la loro terra. Quelle terre sono diventate negli anni terreno di conquista da parte di grandi aziende che, grazie anche a leggi che hanno consentito facili espropri, devastano, sventrano, inquinano una terra da secoli di proprietà del popolo Mapuche.

Ultima tappa: di nuovo Santiago. 

Sembra passato un mese dal nostro arrivo qui, e invece non sono nemmeno due settimane.

Roberto Morales, portavoce di Amnesty International in Cile, ci raggiunge nel patio dell’ostello e ci racconta il momento che il Paese sta attraversando: c’è un Cile che appartiene al “primomondo” è un Cile che appartiene al “terzo mondo”.  Nell’ultimo è difficile studiare, è difficile curarsi se non si hanno soldi. La rabbia che aveva portato alla nascita dell’Assemblea costituente sembra essersi spenta tra minacce e paura.

L’ultimo incontro prima di rientrare in Italia, si tiene all’università con Elisa Loncon, rappresentante Mapuche e accademica. L’ Università durante il golpe al pari della Moneda, del 1973, fu bombardata; l’esercito attaccò con le armi gli studenti inermi e molti di loro vennero presi e torturati. Da Elisa Loncon riascoltiamo la storia del popolo Mapuche assediato da anni di oppressione e rivolte. 

A questo punto del viaggio la stanchezza e le emozioni cominciano a farsi sentire: abbiamo terminato l’elenco degli incontri “istituzionali”; la tensione si allenta e inizia qualche giro per musei e mercatini. Una mostra alla Moneda sembra fatta apposta per completare il nostro viaggio e  ci aiuta a capire bene che cosa sia arrivato a rappresentare il Cile negli anni della presidenza di Allende. Avrebbe potuto diventare la realizzazione di un sogno per il Sud America se il golpe non avesse spento ogni illusione.

Siamo arrivati alla fine del viaggio, è il momento di tornare a casa. Con una consapevolezza: tutto cio’ che abbiamo visto, ascoltato, percepito, condiviso, non smetterà di abitarci nel corso della nostra vita.