Libera in America Latina

Bien Restituido

Un progetto con organizzazioni argentine per lo smantellamento patrimoniale della criminalità organizzata e il rafforzamento della società civile partendo dall'esperienza italiana di riutilizzo dei beni confiscati alla mafia

Bien Restituido

Bien Restituido – para el desmantelamiento patrimonial del crimen organizado y el fortalecimiento de la sociedad civil

 

L'attuale contesto di crisi economica che sta attraversando l'Argentina, aggravato dalla contingenza del covid19, colpisce con maggiore forza i gruppi sociali più vulnerabili, come i lavoratori del settore informale e le vittime della criminalità organizzata, così come le organizzazioni della società civile, che hanno bisogno di sviluppare strategie innovative per far fronte alla progressiva diminuzione delle risorse pubbliche e private cui erano solite accedere.

Inoltre, come avviene anche in altri Paesi del continente, la governance democratica e lo sviluppo socio-economico dell’Argentina sono minacciati dalle reti della criminalità organizzata, che utilizzano pratiche corruttive per raggiungere i propri obiettivi e che, di fronte alla crisi economica, hanno aumentato la propria capacità di “tentare” i settori maggiormente vulnerabili della popolazione affinché possano “nutrire le loro fila”. Anche in Argentina infatti le organizzazioni criminali “moderne” riproducono schemi di comportamento tipici, che mirano alla massimizzazione dei profitti da reinvestire nei mercati legali. Tuttavia, queste organizzazioni operano attraverso un universo di attività criminali come la tratta di esseri umani, il traffico di droga, lo sfruttamento lavorativo e sessuale, il riciclaggio di denaro e la corruzione.

A livello internazionale l'Argentina ha aderito a svariate convenzioni, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale e i suoi protocolli complementari, la Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope, la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione e la Convenzione Interamericana contro il terrorismo. In tutti questi trattati, i Paesi membri sono sollecitati ad attuare un processo di sequestro e confisca dei beni che siano strumento, profitto o effetto di delitti contro la vita, l'integrità e la salute delle persone e che influiscano sulle risorse pubbliche.

L’Argentina è uno dei primi paesi latinoamericani dove Libera ha iniziato a stabilire relazioni di collaborazione e a costruire azioni comuni. Fin dal 2005 ci sono stati frequenti incontri e condivisioni di buone pratiche sia con realtà appartenenti alla società civile, che con le istituzioni, in particolare con quelle giudiziarie. L’esperienza italiana nel campo della riutilizzazione sociale dei beni confiscati è da subito stata posta al centro degli scambi avvenuti nel corso degli anni. Numerosi attivisti e magistrati argentini hanno avuto modo di visitare vari beni confiscati in Italia e di approfondire, anche da un punto di vista pratico, la conoscenza dell’istituto della destinazione ad uso sociale.

Anche grazie a tali scambi, da circa dieci anni l'Argentina è impegnata in un ampio processo di discussione sulla destinazione dei beni che sono strumento, prodotto o profitto di attività criminali complesse. Nel Paese esistono alcune “esperienze sporadiche” di riutilizzazione sociale, come il Centro Demostrativo de Indumentaria a Buenos Aires e le associazioni civili che hanno ricevuto beni confiscati nelle province del Chaco, Córdoba e Santa Fe. Tuttavia, tali esperienze sono state possibili soltanto grazie alla particolare dedizione di un esiguo numero di Magistrati, che hanno deciso di dare un’interpretazione estensiva alle norme vigenti in materia di destinazione dei beni sequestrati e confiscati, le quali attualmente risultano essere confuse e contraddittorie.

Nel corso degli anni i tre poteri dello Stato hanno infatti emanato norme, decreti e sentenze che si sovrappongono, risultando incomplete, contraddittorie e di complessa applicazione, così che i diversi attori che dovrebbero intervenire nel processo di destinazione dei beni sequestrati e confiscati, non hanno chiaro quali sono le normative che è possibile applicare e quali i limiti del loro ambito di competenza. Per questo, secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia, oggi in Argentina sono più di 5.000 i beni sequestrati e confiscati che non stanno ricevendo alcun tipo di uso.

Per questo motivo il progetto Bien Restituido promuoverà l'approvazione di una normativa organica che regoli in modo chiaro ed efficace l’istituto della riutilizzazione sociale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Grazie a questa nuova normativa, le esperienze di riutilizzazione sociale cesseranno di essere esperienze isolate e sporadiche, diventando una pratica che si consoliderà nel tempo.

La legislazione e le buone pratiche promosse in Italia dal 1996 dimostrano che la collaborazione della società civile con le autorità statali è un fattore chiave nella lotta alla criminalità organizzata. La confisca dei beni colpisce in modo molto efficace le organizzazioni criminali, poiché riduce la disponibilità finanziaria che consente loro di svolgere attività illecite. D'altro canto, la riutilizzazione sociale di questi beni determina un forte impulso allo sviluppo della società civile, che assume così un ruolo centrale in termini di impegno e corresponsabilità nella lotta alla criminalità organizzata.

Bien Restituido è un progetto coordinato da Libera, in partenariato con le associazioni argentine ACIJ – Asociación por la Igualdad y la Justicia, Fundación Multipolar e Circolo Giuridico di Argentina, nel cui ambito verranno realizzate azioni di incidenza politica, sensibilizzazione dell'opinione pubblica, formazione, rafforzamento del networking fra le realtà della società civile e la magistratura, nonché promozione e accompagnamento di progetti sociali e produttivi, realizzati a partire dal riutilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata.

Bien Restituido ha una durata di 4 anni (marzo 2021 – febbraio 2025) ed è finanziato dalla Delegazione dell’Unione Europea in Argentina - CSO-LA/2020/421-852
cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano attraverso l’Organizzazione Internazionale italo-latina americana IILA