Approfondimenti

Il viaggio di Giramondi e Atrevete!Mundo 2019 in Ecuador

Il racconto dell'esperienza in Ecuador.

Dal 10 al 24 settembre 2019 si è tenuta in Ecuador l’ottava edizione di Giramondi e la settima edizione di Atrevete!Mundo, nella cornice dei Viaggi della Memoria e dell’Impegno. Un’esperienza resa possibile solo grazie al prezioso accompagnamento delle tante realtà legate alla Rete ALAS - America Latina Alternativa Social presente in 11 Paesi del continente. Si tratta di organizzazioni da profili e da caratteristiche diverse, ma accomunate dal desiderio di dare risposte di prevenzione ed intervento al fenomeno delle mafie, della corruzione, della criminalità e delle tante forme di povertà che questi fenomeni generano. Le tappe toccate dal gruppo di partecipanti GIRAMONDI in Ecuador, hanno permesso di conoscere la vastità di un territorio che racchiude un'infinita biodiversità: a partire dai 2800 m di altezza della capitale Quito, per poi passare a Guayaquil capitale economica e principale porto sul Pacifico del Paese fino alla zona andina dove è stato possibile raggiungere una delle montagne più alte del mondo, il Chimborazo. Infine Puyo, la città di accesso alla zona amazzonica che ricopre il 48% del territorio. Le ragazze ed i ragazzi di ATREVETE!MUNDO hanno svolto invece la parte più intensa del loro volontariato a Muisne, lungo la zona costiera settentrionale. In tutti questi luoghi è stato possibile conoscere realtà, istituzioni, rappresentanti, difensori dei diritti umani che portano avanti con coraggio e determinazione proposte di cambiamento sociale a partire da un contesto politico di riferimento che nel 2008, attraverso un referendum popolare, ha sancito che nella Costituzione si riconoscesse pienamente il concetto quechua del buen vivir, elemento fondante anche della Costituzione boliviana. Il buen vivir rappresenta un modello diverso di società fondato sul rispetto reciproco, sulla pace e sull’unione indissolubile tra uomo e natura.

GIRAMONDI

Il 10 Settembre inizia il nostro viaggio con tappa a Quito, città poco conosciuta dal turismo di massa, dai tratti coloniali e cosmopoliti con i suoi grattacieli e le sue architetture meticce. Ascoltiamo le testimonianze dei familiari dei Desaparecidos riuniti in associazioni come ASFADEC, nel chiedere verità e giustizia per i loro cari scomparsi. Grazie a persone come Mario Macias abbiamo avuto modo di interpretare la realtà ecuadoriana con l’occhio dei campesinos. Dalla coscienza di un grosso problema legato al narcotraffico di matrice colombiana alla frontiera, fino alla concezione della terra come una risorsa indissolubile dalle nostre vite, che non ci possiamo permettere di sfruttare. Il passaggio alla città di Guayaquil, ci mette davanti alla povertà estrema dei quartieri della più popolosa città del Paese. Quartieri non riconosciuti dalla stessa amministrazione, come Monte Sinaì, e a cui non vengono garantiti i servizi base ed in cui dominano violenza e traffici. Qui le prime vittime sono sempre donne e bambini. Quartieri come Las Malvinas, rinomato per le guerre tra pandillas, il consumo di droga e le sue regole dettate da chi ne controlla i traffici e non dalle istituzioni. Ci sono però le associazioni, le realtà e le persone impegnate a ridare dignità alle strade e alla vita in questi quartieri come Susana Veloz laica comboniana responsabile di un progetto di sostegno sociale, uno di questi realizzato con le donne nei vari laboratori allestiti con la Fundaciòn Nueva Vida. Nella zona andina il gruppo Giramondi ha incontrato la comunità rurale di Salinas de Guaranda, che a partire dagli anni '70 ad oggi, con l'aiuto di volontari guidati da Padre Antonio Polo e da Bepi Tonello attraverso il Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio (FEPP), è stata in grado di uscire da una  condizione di estrema povertà e schiavitù imposta dalla presenza delle grandi famiglie latifondiste. Lo ha fatto elaborando forme diverse di economia solidale, produttive e sostenibile. Ad oggi la comunità produce cioccolato, oli essenziali, formaggio, maglieria, spezie, frutta essiccata, finalmente protagonisti del proprio destino. Cultura e struttura diventano il pensiero cardine di un'idea di sviluppo e di riscatto che trova risposte concrete nella solidarietà, nella conoscenza, nel lavoro. Con lo stesso impegno sono stati allestiti tutti i servizi necessari per vivere come la "escuelita", che abbiamo visitato nel momento in cui stavano realizzando una "minga" (lavoro comunitario in cui sono coinvolte le donne e uomini quando vi è da impegnarsi per il bene comune). Nei gironi successivi ci siamo trasferiti in Amazzonia, in particolar modo presso la comunità  di Canelos e Macas, nell’Oriente Equatoriano. In questa zona del paese, dove sono presenti sette cosiddette "nazionalità indigene", il ruolo della pastorale sociale del vicariato amazzonico risulta essenziale: il Proyecto Encuentro a fianco dei bambini indigeni e afrodiscendenti in condizione di alta vulnerabilità (dove l'arrivo in città significa per molti essere soggetti a sfruttamento e dipendenze), l'albergue (la foresteria) per i tanti migranti presenti nel paese, soprattutto venezuelani, le attività di sviluppo con le  donne della comunità quechua, "le mujeres arañas" (le donne ragno): attraverso attività di microcredito e vendita di prodotti tipici del luogo, questo gruppo di donne, si apre nuove strade per uscire da condizioni di povertà estrema. Perchè qui, come spesso ci viene ripetuto, la povertà mina la sopravvivenza stessa, ancor prima delle condizioni di vita. Nei giorni in Amazzonia ci viene data anche la possibilità di presentare l'impegno di LIBERA e di ALAS attraverso la radio comunitaria,Radio Puyo, unico mezzo di comunicazione in grado di raggiungere le comunità più sperdute ed isolate. Nella coscienza delle comunità che abbiamo incontrato sono insiti i concetti di ecologia integrale, di bene comune, di "proprietà collettivistica" piuttosto che privata e l'approccio quindi integrato verso l'uomo e la natura. Tutto ciò, seppur sancito anche dalla Costituzione, si scontra con una sempre più aggressione del territorio da parte delle multinazionali, con l'impunità corporativistica, con la connivenza del governo attuale. La politica economica si basa infatti su investimenti esteri, a totale discapito della popolazione e senza tener conto delle ricadute ambientali portato da questo sfruttamento violento delle risorse petrolifere, minerarie ed idroelettriche. In più occasioni leader indigeni e lo stesso ex ministro dell'Economia Pedro Paez ci hanno ribadito che questa politica di interesse, è orientata al profitto di pochi a discapito del benessere del Paese. Un Paese che abbiamo imparato a conoscere insieme, tra riti ancestrali millenari e impegno sociale incorniciati dalla forza della natura in tutte le sue forme.

ATREVETE

L’esperienza di volontariato ‘Atrevete!Mundo,’ che accompagna ogni anno ‘Giramondi’ nei viaggi della Memoria e dell’Impegno, ha visto la partecipazione di giovani, dai 17 ai 34 anni provenienti da tutta Italia (e non solo), che hanno potuto conoscere da vicino alcune delle esperienze di impegno civile più significative dell’Ecuador. Come per Giramondi, il viaggio del gruppo ‘Atrevete!Mundo’ è cominciato nella capitale politica, Quito, dove tantissime realtà - piccole e grandi - lavorano ogni giorno al fianco soprattutto delle nuove generazioni e delle comunità indigene. Partendo dalla memoria delle vittime di ieri e di oggi di questo paese attraversato dall'equatore, abbiamo conosciuto le realtà di ASFADEC - che raccoglie i familiari delle persone scomparse (desaparecidos) per mano criminale e governativa e KIMIRINA - che lotta per i diritti delle persone malate di HIV, spesso emarginate dalla società.

I giorni seguenti siamo partiti sempre dalla memoria collettiva, necessaria anche in questo paese latinoamericano per la costruzione di un futuro resiliente, per capire cosa significhi oggi vivere in un contesto a maggioranza di popolazione meticcia, dove decine di culture ancestrali ancora oggi convivono, soprattutto nella zona amazzonica. Prima insieme alla scuola indigena Yachay Wasi (‘Casa del sapere’ in Kichwa) per conoscere il lavoro di ricostruzione dei legami ancestrali con la natura attraverso l’insegnamento ai bambini del quartiere Las Monjas, e poi con una giornata al CEIPAR, dove abbiamo condiviso sorrisi, storie di disperazione, sogni fragili con la comunità del quartiere La Magdalena, ai margini sud della città. Nell’impegno al fianco di queste meravigliose esperienze della capitale ci portiamo via sicuramente i canti alla pioggia e alle montagne in Kichwa, il lavoro comunitario nella Chackra (orto) della scuola, i giochi inventati e le capriole infinite con i bambini, i racconti di speranza degli insegnanti e dei volontari, un murales di piume e parole coloratissimo, il taglio della barba ed i sorrisi alla mensa dei meno abbienti, e i canti improvvisati insieme a decine di piccoli e piccole sognatrici di questa città.

Dopo Quito, il nostro viaggio è proseguito verso la costa nord del paese, a Muisne, dove la comunità ‘de la Alegria’ di FUCAME ci ha accolto a braccia e bocca aperte. Qui, dopo il terremoto del 2016 con un progetto lungimirante di costruzione di 40 abitazioni per 40 lotti, vicino a Puerto Nuevo, la comunità dei contadini di FUCAME sta costruendo quotidianamente insieme il suo sogno di ecologia integrale. Infinitamente vicini all’ecosistema che li circonda e li nutre, i ragazzi e le ragazze di questa giovane comunità stanno progettando un villaggio eco-turistico attraverso il quale far scoprire a viaggiatori e passanti la bellezza di ciò che li circonda. La voglia di ‘sporcarsi le mani’ di Atrevete!Mundo arriva quindi nel posto giusto, al momento giusto: da subito e per sei giorni ci siamo ascoltati, conosciuti, sporcati, divertiti nel realizzare il nuovo ‘sentiero ecologico’ del villaggio! Tutti insieme, senza lasciare nessuno indietro, dando ognuno ciò che poteva, piantando alberi e sradicando erbacce abbiamo dato vita ad un cammino immerso nella vegetazione e costeggiato dal fiume che da qui arriva fino all’oceano. Siamo diventati parte della comunità, abbiamo ballato e giocato a pallone prima e dopo cena, abbiamo lavato montagne di piatti e tagliato chili di yucca e platano, abbiamo raccolto il cacao e fatto il cioccolato, abbiamo tenuto la mano dei più piccoli davanti alle onde dell’oceano ed abbiamo ascoltato i più anziani raccontarci le battaglie che questo luogo fuori dalla modernità porta con sé. Con le lacrime agli occhi e nuove promesse nel cuore, Atrevete!Mundo lascia la regione di Esmeraldas per dirigersi finalmente verso l’Amazzonia. Dopo l’ennesimo viaggio notturno, il gruppo ha avuto la possibilità di condividere gli ultimi giorni in Ecuador con la confederazione indigena CONFENIAE, che racchiude 11 delle 27 culture ancestrali che vivono nella regione amazzonica del paese. Nella cittadina di Puyo, alle porte dell’Amazzonia, siamo ospiti della comunità Kichwa: la reciprocità, la solidarietà, l’uguaglianza, il mutuo rispetto nella diversità, l’appoggio reciproco in tutti gli spazi e i momenti, fanno parte del Sumak Kasway (‘vita nella sua pienezza’), concetto alla base di questa cultura.

Atrevete!Mundo qui non riceve la stessa accoglienza avuta nella costa: qui gli sguardi sono più distanti, più impauriti e nell’aria si percepisce quanto duro è ancora lo scontro con chi è altro dalle comunità indigene. Ripartiamo dal metterci a disposizione della comunità, avendo ormai una sintonia di gruppo ed una familiarità con gli strumenti da lavoro nei campi (non meno del tradizionale machete): tra un racconto ed una curiosità, tra un sorriso rispettoso ed una chiacchierata in spagnolo misto kichwa, la tensione passa insieme alle giornate accaldate, e finalmente nasce la bellezza dell’incontro con l’Altro, bianco o indigeno che sia. Anche qui il pallone, come a Muisne, diventa occasione di condivisione di entusiasmi e tifoserie coloratissime, dando vita alla bellezza dello stare insieme. Nell’ultima giornata in Amazzonia, conosciamo una delle comunità Shuar, cultura indigena che letteralmente significa ‘difensori della natura’. Nella piccola comunità di Consuelo il gruppo di Atrevete!Mundo si mette in ascolto e non perde tempo: insieme ai capi della comunità, ci arrampichiamo fino ad una cascata semi sconosciuta ai ‘forestieri’ dove partecipiamo al canto alla cascata ed entriamo in contatto con le grotte e la sovrastante natura che accompagna ogni passo nella foresta amazzonica. Dalla cultura Shuar alla filosofia Kichwa, dal messaggio afro indigeno alla civiltà meticcia, tutti i volti e le comunità incontrate ci lasciano un grande unico messaggio: è necessario cambiare il nostro linguaggio. Nella parole ma soprattutto nelle azioni, è urgente che il nostro alfabeto si rivoluzioni, in funzione di un pensiero antico quanto queste comunità ancestrali, che ponga di nuovo al centro la lotta alle ingiustizie ambientali in quanto sociali, e viceversa. Questa simbiosi di natura e umanità che abbiamo respirato per 15 giorni nel paese ‘a la mitad del mundo’ non ci lascerà più indifferenti. Ed anzi, il nostro impegno insieme a coloro che ci hanno fatto scoprire che facciamo parte di un tutto, in cui è fondamentale rispettare e mantenere la foresta per il bene dell’umanità, è appena cominciato.

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