Narcotraffico

Peter De Vries, il giornalismo come vocazione

Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, sulla morte del noto giornalista investigativo olandese, ferito il 6 luglio in un agguato armato.

PETER DE VRIES

«Ha lottato, Peter De Vries, giornalista impegnato a denunciare la rete criminale del narcotraffico olandese, ma non ce l’ha fatta, purtroppo.
Ci lascia la preziosa ma anche scomoda testimonianza di una passione per la verità e di un amore per la giustizia.
Peter ha lottato con gli strumenti del giornalismo, mestiere che non era per lui solo professione ma vocazione. In un sistema dell’informazione che veicola troppe parole abbaiate, improvvisate, manipolate e spesso calunniose, Peter ha esercitato l’etica della comunicazione, ossia la parola documentata, meditata e profonda, la parola non asservita ad alcun potere e dunque libera di servire solo la verità, stella polare del nostro passaggio su questa terra come artefici  e difensori del bene comune.
Peter non avevo solo un talento riconosciuto  per l’inchiesta, l’intuito che individua la pista giusta e la testimonianza cruciale, ma era animato da una grande passione civile, dal dovere di studiare, documentarsi, aggiornarsi, non dare mai nulla per scontato, verificare la correttezza dei dati e l’attendibilità delle fonti.
Ecco le premesse per costruire un’informazione di qualità, capace di allargare gli orizzonti senza gettare veli sulla realtà, svincolata dalle gabbie dell’indice di gradimento e dell’offerta di largo consumo.
Per giornalisti come Peter la consapevolezza del pericolo non è stata più forte dell’urgenza e del dovere di servire la verità. Ricordarlo significa impegnarsi tutti per costruire una società più giusta, nel segno della verità e della giustizia».  

Luigi Ciotti