Verso il 21 marzo 2025 a Trapani: la proposta formativa
12 dic 2024 - Appunti, proposte e percorsi per le scuole
Il prossimo 21 marzo, la XXIV edizione della Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, si svolgerà a Padova, scelta come piazza principale, ma coinvolgerà il Veneto, Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano.
Padova sarà così il centro dell’iniziativa nazionale che per la prima volta non coinvolgerà una sola regione, ma tre – Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige – in rete per i principali obiettivi della giornata: la vicinanza ai familiari di vittime della violenza mafiosa e la traduzione della memoria viva in responsabilità e impegno.
Libera ha scelto Padova per stare vicino a chi, nel Nordest, non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere, ma per valorizzare l’opera di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate in quella terra difficile ma generosa per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone.
“Il primo obiettivo - ricorda il presidente e fondatore don Luigi Ciotti - è la vicinanza alle famiglie di chi ha perso la vita. Non si tratta di una celebrazione, ma di memoria viva che si traduce in impegno e responsabilità concreta». Perchè nel Nordest - e le tante inchieste giudiziarie lo stanno a dimostrare - la criminalità organizzata ha attecchito e prosperato con lo spaccio di droga, ma pure nel più recente traffico di rifiuti, nelle finanze, nel riciclaggio di denaro sporco con l’acquisto di immobili, fino alle redditizie sale scommesse".
Il passaggio a Nord Est di Libera è un’occasione di riflessione e rilancio per questo territorio: si tratta di cogliere la strutturazione locale degli scambi commerciali, culturali e sociali esistenti, che hanno prodotto ricchezza e prosperità, ma che in parte hanno anche permesso a mafie e corruzione di diventare soggetti riconosciuti e strumenti riconoscibili in un così vasto territorio. Libera vuole porre la lente di ingrandimento sui territori del Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia per analizzare come si sia posto in essere un piano di sviluppo locale, a partire da un importante patrimonio naturale, e quali siano stati gli effetti dell’incontro delle organizzazioni mafiose con il contesto imprenditoriale e politico triveneto. Andare al Nord Est per parlare quindi di giustizia sociale, ambientale ed ecologica, per rivendicare il diritto a democratizzare lo sviluppo, utilizzandolo per garantire lavoro, difesa dell’ambiente e partecipazione democratica alle scelte.
Le vittime innocenti del Triveneto infatti non sono solo persone ma interi luoghi distrutti e calpestati, esseri viventi e territori, sui quali i rapporti di forza possono essere ancora sovvertiti se mettiamo insieme la necessità di giustizia e l’urgenza della sostenibilità, senza lasciare nessuno indietro. L'incontro tra clan italiani e stranieri nel tessuto imprenditoriale locale, le ricadute di questo incontro sulle attività di intermediazione e di manodopera gestite dai clan nell’edilizia, nel turismo, nell’agricoltura, i rapporti tra gruppi di 'ndrangheta, camorra e cosa nostra con la politica, il caso limite del Consorzio Venezia Nuova e la costruzione del Mose sono tutti fatti che dimostrano la ’sregolazione’ della politica e spesso la connivenza dell’imprenditorialità in queste tre regioni.
In Veneto, dove l’offerta illecita di credito e la grande disponibilità di capitali ha permesso l’instaurarsi di un sistema collaudato tra cartelli di imprese ‘corruttibili’ e ‘corrotte’ e la presenza di organizzazioni criminali delocalizzate. In Friuli Venezia Giulia, dove l’inabissamento della presenza mafiosa non è più sostenibile viste le dimostrazioni di presenze ‘ndranghetiste e di imprese conniventi soprattutto nel settore dell’edilizia, del gioco d’azzardo, dell’abbigliamento e del riciclaggio di denaro proveniente da attività quali traffico di droga e armi. In Trentino Alto Adige, dove gli alti standard di vita hanno attirato la ‘ndrangheta che ha investito nelle cave e nell’economia legale, tanto da diventare imprenditori riconosciuti nella regione e in alcuni casi a rivestire anche incarichi pubblici a livello locale.