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Lettera di associazioni su accordo tra ANBSC e MASAF

Libera, Legambiente, Forum del Terzo Settore, Cgil, Avviso Pubblico, Arci e Legacoop firmano una lettera ai due enti per chiedere vincoli e norme.

Il primo di luglio ANBSC ( Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati) e MASAF ( Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) hanno stipulato un accordo istituzionale che prevede la pubblicazione di bandi pubblici finalizzati all’assegnazione dei terreni agricoli confiscati e non optati a giovani agricoltori, verso la corresponsione di un canone agevolato.

In seguito a tale accordo Libera, in rete con Legambiente, Forum del Terzo Settore, Cgil, Avviso Pubblico, Arci e Legacoop ha inviato una lettera ai due enti, con la quale chiede un’interlocuzione finalizzata a valutare la possibilità di creare un tavolo di lavoro permanente tra ANBSC, MASAF, i rappresentanti del terzo settore e le scriventi associazioni, al fine di evitare il rischio che l’assegnazione prevista dal suddetto Accordo, possa rappresentare il volano di un nuovo corso verso la privatizzazione di un patrimonio pubblico di ampia portata simbolica, oltre che economica, che rappresenterebbe anche l’allontanamento dagli indirizzi della legge 109/96 e dell’articolo 48 del codice antimafia chiaramente indirizzati al riuso sociale dei beni attraverso progetti a carattere collettivo. 

L'accordo così come presentato, apre la possibilità di affitto dei terreni solo a imprese agricole giovanili, soggetti economici totalmente privati e profit, senza prevedere il coinvolgimento dei Comuni, del Terzo Settore, della cooperazione e del sindacato, che potrebbero svolgere un ruolo di promozione, affiancamento e coinvolgimento delle comunità locali rappresentato dalle buone pratiche di economia sociale. Sarebbe viceversa, utile valorizzare le esperienze svolte in 29 anni di riuso sociale, che sono state in grado di aprire la strada a modelli di sviluppo alternativo e nuove forme di economia civile, anche con il coinvolgimento di altre tipologie di imprese in filiere produttive improntate ai valori etici, di legalità e giustizia sociale e ambientale. Occorre, infatti, riaffermare il senso profondo del riuso sociale dei beni confiscati, che ha animato la legge 109\96 e, di conseguenza, tutta la codificazione in materia di riutilizzo dei beni confiscati.

A tal riguardo e al fine di limitare il più possibile conseguenze pregiudizievoli del buon esito della procedura, riteniamo che vadano inserite esplicite previsioni delle caratteristiche che dovranno possedere le imprese private interessate ad essere coinvolte nei percorsi di riutilizzo dei beni. In particolare, occorre che i progetti di imprenditoria agricola vengano realizzati nel rispetto di vincoli per coltivazioni sostenibili sotto il profilo ambientale e sociale oltre che economico.

Nello specifico proponiamo di intervenire affinché:

  •  l’accordo contenga le indicazioni su un partenariato fra soggetto privato profit e soggetto sociale (come già succede in molti altri campi), per garantire un accompagnamento costante rispetto alla implementazione, non solo di un progetto sociale, ma di percorsi di integrazione e reinserimento lavorativo di categorie vulnerabili, nonchè allo sviluppo di filiere etiche di produzione e commercializzazione dei prodotti;
  •  i progetti di imprenditoria agricola vengano realizzati nel rispetto di vincoli per coltivazioni sostenibili sotto il profilo ambientale e sociale oltre che economico. 
  • che alle lavoratrici e lavoratori, venga garantita, la corretta applicazione dei contratti nazionali definiti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale, le norme di tutela della salute e sicurezza, prevedendo altresì espresso divieto del subappalto nella filiera agricola.
  •  che vengano indicate con maggior dettaglio le penalità e sanzioni previste in caso di mancato adempimento di quanto previsto negli accordi, fino alla esclusione, in caso di gravi inadempienze. 

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