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''Libere di scegliere'', su TV7-Tg1 lo speciale di Maria Grazia Mazzola sulle donne ribellatesi ai boss

Il fondatore di Libera, Don Ciotti: "Serve cambiamento anagrafico per le donne che si ribellano ai clan". Guarda lo speciale

“Inizio a ribellarmi quando capisco che volevano risucchiarmi nel loro mondo, gestire me e i miei figli. Mi picchiava, e porto ancora dei segni. Dovevo scrivergli per chiedergli il permesso di andare al bagno, arrivò a dire a mia figlia: Tu sei più p…di tua madre. Ammazzo anche te”

In esclusiva, dal loro nascondiglio, parlano a 'TV7', settimanale del Tg1, curato da Maria Grazia Mazzola,andato in onda venerdì primo dicembre 2023 alle 24,  le mogli dei boss minacciate di morte. Un racconto fatto di violenza, soprusi, botte, ricatti e minacce. Sono mamme, fuggite dai loro mariti e compagni mafiosi coi propri figli per entrare nel Programma “Liberi di scegliere” di Libera .Queste donne - dal proprio rifugio segreto - a volto coperto perché braccate dai loro vecchi compagni e gregari, si sono raccontate alla giornalista e hanno raccontato l’orrore di una vita vissuta tra le catene del patriarcato e della mafia. Catene che solo grazie al proprio coraggio e a programmi audaci come quello di Libera, sono riuscite a spezzare mettendo in salvo le loro vite e quelle dei loro bambini e bambine. Ma non basta. Ora chiedono una nuova identità che permetta loro di vivere più serenamente senza doversi rinchiudere per paura di incontrare la morte fuori casa.“

Ti faccio sfregiare con l’acido, ti faccio saltare in aria- le diceva il marito quando capì che lei si stava ribellando- racconta un’altra donna che ha sfidato il clan- non ho potuto studiare. Ora sono circondata di libri, voglio studiare e lavorare. Ma abbiamo bisogno di un nostro posto nel mondo, viviamo nascosti e braccati, abbiamo bisogno di una nuova identità”

E’ su questo vuoto legislativo che insiste don Luigi Ciotti: “Hanno bisogno di avere un cambiamento anagrafico, per andare a scuola, a lavoro, alcune si devono spostare continuamente.Un nuovo nome significa assumersi la responsabilità di un rinnovamento reale della propria esistenza. Serve una legge, un riconoscimento giuridico della loro scelta. Perché queste donne, questi bambini, non sono né collaboratori di giustizia né testimoni,non hanno alcuna tutela. La politica deve fare un piccolo sforzo".

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