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Scomparsa di Daouda Diane ad Acate nel Ragusano

Dopo un anno e mezzo, l'appello di Luigi Ciotti per il mediatore culturale "Una ferita ancora aperta ma la verità verrà fuori".

La Repubblica, 03/12/2023 di Claudia Brunetto

« È una ferita enorme, tremenda. Di fronte alla quale ci sentiamo tutti un po’ impotenti, ma non dobbiamo mollare. Nessuno deve mollare ». Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, a Palermo per partecipare all’incontro organizzato dall’istituto di formazione politica Pedro Arrupe sulle “Trasformazioni per una città più giusta”, lancia un appello perché dopo un anno e mezzo dalla sua scomparsa si arrivi finalmente alla verità sul destino del mediatore culturale ivoriano Daouda Diane, impegnato ad Acate nel Ragusano.

«Senza la conoscenza della verità non si riesce a raggiungere un obiettivo di giustizia. Eppure la verità passeggia per le via di Acate. Dobbiamo continuare a cercarla. Tutti. Lo dobbiamo a questo ragazzo, alla sua generosità, alla sua famiglia, ai suoi figli. E anche alla nostra coscienza che altrimenti resterà inquieta», dice Don Ciotti che con Libera ha sposato pienamente la campagna per la verità portata avanti da “Repubblica” dal 2 luglio del 2022 quando del trentasettenne Daouda si sono perse le tracce, dopo la sua denuncia in due video delle condizioni di lavoro senza alcuna sicurezza al cementificio Sgv di Acate. L’appello, don Ciotti, lo rivolge a tutti. Ai magistrati che hanno in mano l’indagine, agli abitanti di Acate. «Chi sa parli. Voglio tornare ad Acate con grande rispetto per la gente, con i piedi per terra, con grande umiltà perché tutti, nessuno escluso, siamo chiamati a portare il nostro contributo. Perché se uniamo le nostre forze diventa un’unica grande forza etica, culturale, politica, sociale nel chiedere che non si molli, che si continui a cercare, che si facciano tutti gli sforzi possibili per riuscirci», aggiunge il fondatore di Libera. Lui non ha mai smesso di crederci. L’ha ribadito in occasione della Festa dei lavoratori, l’1 maggio,che ha scelto di celebrare proprio ad Acate, l’ha detto ancora una volta per il primo anniversario della sua scomparsa. L’ha ridetto ieri a Palermo.

« La verità verrà fuori, ne sono convinto, a un certo punto scatterà qualche cosa. Non è possibile che non venga fuori.  E voglio lanciare anche un altro appello: diteci almeno dove lo avete sepolto. Diteci dove sitrova il suo corpo perché possiamo tutti fermarci, interrogarci, guardarci dentro»

Libera che da tanti anni ormai opera anche in Africa continuerà a stare accanto alla famiglia di Daouda. Lo stesso Ciotti, a fine maggio, è arrivato a Grand Bassam, in Costa d’Avorio, per fare visita alla moglie Awa ealla figlia, anche loro alla ricerca instancabile di giustizia. Daouda voleva tornare dalla sua famiglia, voleva tornare nel suo Paese d’origine. L’aveva deciso a luglio dell’anno scorso. «Continuiamo a seguire la sua famiglia — dice don Ciotti — Daouda con il suo lavoro, con i suoi sacrifici, con il suo sradicamento faceva di tutto per aiutare i suoi cari. La Sicilia lo aveva accolto, ma qualcuno l’ha respinto perché ha visto delle cose che hanno dato fastidio a qualcuno, ha denunciato qualcosa che ha disturbato gli interessi di qualcuno». Don Luigi Ciotti vuole rompere ancora una volta il silenzio, vuole scavalcare il muro dell’omertà che in questi diciassette mesi è diventato sempre più alto. Chiama a raccolta tutti perché il suo appello e quello di Libera possano essere l’appello di un’intera comunità «che vuole invertire la rotta nel segno della giustizia e della responsabilità di ciascuno». Presto intende ritornare ad Acate e anche a Grand Bassam. « L’omertà,l’indifferenza, l’irresponsabilità e l’omissione sono da sempre il terreno in cui attecchiscono violenze e ingiustizie. Il male non è solo di chi lo fa, ma anche di chi assiste e finge di non vedere, anche di chi sa e tace », aveva detto alla vigilia della Festa dei lavoratori ad Acate. « Lo ribadisco — dice don Ciotti — Siamo tutti responsabili e tutti dobbiamo essere protagonisti della ricerca della verità per Daouda e per tutte le vittime innocenti come lui». 

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