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Pigneto, botte e insulti razzisti a un giovane street artist

Libera:" Dobbiamo costruire con ancora di più forza comunità solidali. Tutta la nostra solidarietà va a Luis Alverez, insieme al nostro ringraziamento per la sua opera"

Sabato 12 giugno in via Macerata, in zona Pigneto a Roma, doveva essere inaugurato il primo di tre grandi opere su tre muri del quartiere che anche quest’anno è al centro della scena artistica della Capitale. Realizzati nell’ambito del festival internazionale di Street Art “Regeneration Pandemic Pigneto”, organizzato dall’associazione Pigneto Pop e da Waldo event. Il festival rappresenta un esempio di rinascita, non solo di un quartiere e di una città in grande difficoltà ma di un Paese.

Ed invece, poco prima dell’inaugurazione, verso le 16, l’artista messicano Luis Alberto Alvarez Solis, uno degli autori del murales insieme a Chiara Vannucchi, Fabio Petani e Carlos Atoche, è stato aggredito da due sconosciuti che poi si sono allontanati. Prima gli insulti razzisti e poi le botte. L’artista è stato soccorso e trasportato dal personale del 118 in codice giallo presso l’ospedale di Umberto I.

“La violenza non fermerà, non può e non deve, la bellezza. Nel dolore del cambiamento, come il murales stesso testimonia, e' la rinascita. Rinnoviamo la nostra solidarietà all'artista Alvarez.”, le prime parole di Eva Cammerino di Pigneto Pop, visibilmente scossa per l’aggressione.

All’inaugurazione avrebbe dovuto partecipare anche Giuseppe De Marzo, responsabile nazionale di Libera per le politiche sociali, subito accorso sul posto per dare solidarietà ad Alvarez ed agli attivisti dell’associazione Pigneto Pop. “L’incapacità delle istituzioni cittadine ed anni di messaggi razzisti e fascisti urlati da politici interessati solo al loro tornaconto hanno creato questo clima di odio e razzismo che rendono molto difficile il nostro impegno. Ma non bisogna farsi intimidire, né scoraggiarsi. Dobbiamo costruire con ancora di più forza comunità solidali. Tutta la nostra solidarietà va a Luis Alverez. Insieme al nostro ringraziamento per la sua opera, che ci lascia un messaggio potente: ripartire non significa ripartire dall’economia, ma innanzitutto ripartire dalla società, dai diritti, dall’arte, dalla cultura e da una nuova modalità di relazione con l’ambiente e con tutte le forme viventi che ci circondano. Ciò che facciamo alla Terra facciamo a noi: questo l’insegnamento che dovremmo trarre dalla pandemia.”

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