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Decreto Libera Italia

Il commento di Alberto Vannucci, ufficio di presidenza di Libera.

Alcune misure contenute nelle bozze del decreto semplificazioni presentano fortissimi elementi di criticità. Il sedicente “Libera-Italia” rischia di rappresentare per almeno un anno, salvo prevedibili proroghe future, un vero e proprio “liberi tutti” nelle procedure di aggiudicazione degli appalti per opere pubbliche. La generalizzazione dell’impiego dell’affidamento diretto fino a 150mila euro – ossia nella stragrande maggioranza degli appalti – e l’utilizzo della trattativa privata (con una “consultazione” di cinque operatori) fino a 5 milioni di euro aumentano a dismisura le opportunità di corruzione per i malintenzionati. Ma tutti i funzionari, costretti a lavorare in enti pubblici spesso impoveriti di competenze, rimarranno indifesi di fronte alla pressione esterna di interessi privati e di attori criminali, da sempre attratti dalle opportunità di profitto illecito del settore.

Rileviamo in particolare la valenza criminogena della possibilità accordata all’esecutivo di nominare commissari straordinari che sovrintendano – in deroga a tutte le norme e le disposizioni vigenti – alla realizzazione di grandi opere: si tratta di una riproposizione su larga scala del modello “cricca della Protezione civile”, storicamente dimostratosi fonte di enormi sprechi, inefficienze, tangenti.

Altrettanto preoccupanti appaiono le revisioni in discussione in merito alla revisione delle norme attualmente vigenti in materia di abuso d’ufficio e di danno erariale dei dipendenti pubblici: di fatto gli abusi d’ufficio saranno completamente depenalizzati, lasciando impunti i funzionari fautori di acquisti inutili, o che affidano contratti e consulenze agli “amici” anziché valorizzare risorse interne all’amministrazione. Se l’obiettivo è scardinare l’atteggiamento “difensivo” della burocrazia, che ha paura ad assumere responsabilità, la soluzione non può consistere nel rendere i funzionari irresponsabili, nel contempo accrescendo i loro poteri arbitrari. Condivisibili le parole del Presidente dell’Associazione magistrati della Corte dei Conti: “La norma in questione attacca solamente i sintomi, è come rompere un termometro piuttosto che curare la febbre”.

E’ inaccettabile che nel nome di una pseudo-semplificazione, che punta a sbloccare i contratti pubblici e sburocratizzare il Paese per favorire una ripresa post pandemia –necessaria e condivisibile – siano cancellati o aggirati gli strumenti di tutela, di controllo e di garanzia dei diritti – in primis quelli del lavoro e dell’ambiente – e i necessari strumenti di trasparenza e di prevenzione contro le possibili penetrazioni di meccanismi corruttivi e mafiosi.

Nei 18 punti di GiustaItalia, tenuto conto del parere di autorevoli magistrati ed esperti, nonché di quanto emerso nel corso delle audizioni nelle commissioni parlamentari, sono state fornite concrete indicazioni in materia di appalti per evitare gli effetti negativi della legge cosidetta “sblocca cantieri”, con la richiesta di abrogazione della legge n. 55 del 2019, per rafforzare e qualificare le Centrali uniche di committenza, senza ulteriori deroghe ed elevandone le competenze tecniche, applicando gli strumenti di assegnazione, anche in situazioni di urgenza, già previsti dal Codice degli appalti, con il rafforzamento dell’Autorità nazionale anticorruzione e la richiesta di una “trasparenza integrale” della spesa pubblica.

Alberto Vannucci,  Professore di Scienza Politica e ufficio presidenza di Libera

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