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Il 2 febbraio 2011 nel processo contro Virga e Mazzara, imputati dell’omicidio di Mauro Rostagno, Libera inizia il suo viaggio nelle aule dei tribunali. Si riprende lo spazio della parola. Da quel febbraio del 2011 sono tanti i processi in tutta Italia, dal Nord al Sud, che vedono Libera parte civile contro i boss: il processo penale cd. "La Trattativa Stato- Mafia" a Palermo, "Minotauro" a Torino, "Caffè Macchiato" a Napoli, "Meta" a Reggio Calabria, il processo contro il senatore D'Ali a Palermo, il processo per l'omicidio di Mauro Rostagno a Trapani, il processo penale contro imputati facenti capo alla famiglia Messina Denaro a Trapani, Marsala e Palermo, il processo penale cd "Black Monkey" a Bologna e il processo Aemilia a Reggio Emilia, Mafia Capitale a Roma.
Fin dalla sua nascita, Libera ha sempre accompagnato i familiari delle vittime di mafia e i testimoni di giustizia nel faticoso cammino di ricerca della verità processuale. I volontari di Libera, anche avvocati, hanno sempre ascoltato i racconti delle vittime e dei loro familiari. Ma non era sufficiente. Si era spettatori senza parola e questo non dava fastidio alle mafie. Si poneva un passo ulteriore. Quello di andare dai mafiosi e chiedere loro direttamente conto del danno che stavano arrecando alla società civile responsabile, alla legalità, alla comunità. Era il momento di dire: basta! Mai più solo spettatori, ma cittadini attivi che prendono la parola per raccontare la ferocia delle mafie che uccidono e spezzano i sogni di cittadini, giovani e anziani di questo paese. Costituirsi parte civile è una azione di civiltà fondamentale per riprendere la dignità violata da tanti, troppi anni, di inerzia, opportunismi, collusioni e connivenze consumati sulla pelle dei cittadini. È importante guardare in faccia e capire le grandi responsabilità di coloro che vengono processati e l'enorme danno che hanno fatto alla società, alla comunità al Paese.
E la bellezza di questa esperienza è rappresentata dall' immagine di tanti giovani, studenti, ma anche adulti: sempre sobri, rispettosi, in silenzio, che non intralciano mai il lavoro dei magistrati e degli avvocati. Nelle aule dei tribunali gli imputati sono sempre presenti, così come i loro numerosi parenti che comunicano con loro attraverso strani e misteriosi linguaggi. La parte offesa – figlia, mamma, papà, coniuge, sorella, fratello della vittima – non si sente più un’“ospite” del processo e in disparte, si sente meno sola perché accompagnata da tanti giovani, donne e uomini che con la loro presenza testimoniano vicinanza concreta ai familiari delle vittime innocenti delle mafie.
Tutto questo fa paura alla criminalità organizzata, alle vecchie e nuove mafie, ai corrotti, perché il loro potere si nutre anche della indifferenza della maggior parte della gente.
Libera entra nelle aule dei tribunali perché convinta che ricostruire i tasselli di un omicidio, accertare la verità su gravi fatti delittuosi di matrice mafiosa significa anche restituire alla città e ai suoi cittadini quanto è stato loro rapinato: cioè il diritto di vivere in una terra libera, nella quale il valore della parola, della denuncia, della solidarietà, della legalità devono trovare piena affermazione. Tanti sono i processi che Libera segue in tutto il paese. Ogni processo, una storia. Ogni udienza, una lezione civile. Ogni processo ti lascia qualcosa che ti rimane dentro. Uno straordinario esercizio di democrazia partecipata. E ti segna per sempre