Libera in Africa

Giramondi in Tanzania

Il racconto di un viaggio dentro territori, comunità, realtà sociali e persone

Dal 17 al 30 settembre 2023 si è svolta in Tanzania la prima edizione di Giramondi i viaggi della memoria e dell'impegno organizzati con le realtà sociali legate alle reti internazionali che Libera promuove in America Latina con ALAS e Africa con PLACE. L’obiettivo è quello di conoscere da dentro territori, comunità, realtà sociali e persone, attraverso l’impegno e lo sguardo di chi tutti i giorni in quei paesi si dedica, con coraggio e determinazione, alla promozione dei diritti umani, alla giustizia, all’accompagnamento delle vittime, al contrasto alle violenze mafiose e alla corruzione.

Al di là della savana

Di Athos Turchi

 

L’arrivo a Dar es Salaam

L’aereo si alza da Fiumicino verso Addis Abeba. Un altro continente: Africa. Termina il volo a Dar es salaam: altro popolo sotto l’equatore. Siamo nel cuore di quella che dall’Europa chiamiamo l’Africa nera. Ci vengono incontro Piùs e Furaha, due giovani di quel popolo che con la loro gentilezza, sorriso e disponibilità dimostrano che l’umanità non ha confini e lo spirito umano è identico in tutti i cuori che lo vivono. Dunque non siamo in un “altro mondo” ma siamo in visita ai nostri vicini di casa, quelli della villetta accanto che si chiama “Tanzania”. Il terrazzo del CEFA Hostel, alloggio che ospita soprattutto chi arriva con impegno nel Paese, ci permette di estendere le conoscenze con tutti i presenti al giro di Libera.

Siamo pronti per iniziare. Lo facciamo dal Nafasi Art Space Community Centre dove giovani artisti ricercano nuove vie non solo dell’arte, ma attraverso questa cercano di coinvolgere quante più persone nel prendersi cura del proprio pensiero, della propria vita e anche dell’ambiente dove troveranno spunti e idee per le loro opere. Il pomeriggio siamo al Makumbusho village museum in Dar es salaam largo spazio dove sono dislocate una marea di capanne, di tutti i tipi e fattezze, che però raccontano una nazione, quella della Tanzania, densa di tribù diverse, con abitudini e comportamenti diversi, con visioni del mondo diverse. Forzatamente si sono trovate a convivere e non è facile ritenere che quanto, fino a una certa età, uno ha vissuto come giusto, vero e buono debba essere abbandonato per altri modi di vivere. Spesso ci sono stati conflitti anche profondi, al punto che un Presidente decise di riordinare la nazione secondo le diverse tradizioni, finché non sia nato un popolo unito in un unico sentire e vedere.

Morogoro

Il giorno dopo ci rituffiamo nel caos del traffico verso Morogoro, dove ha sede anche l’associazione con cui si è costruito il tour, Tengeneza Generation. Il guazzabuglio di auto, moto, bus, pedoni, animali, carretti, bici, è superbo e indescrivibile, e dopo un percorso di 6 ore per 195 km arriviamo al Nguzo Campsite Lodge. La mattina dopo siamo pronti per affrontare la «salita»: 4 km che ci eleveranno di 600 mt, fino al villaggio di Choma. Non sto qui a riportare le imprecazioni e i lamenti per l’irta parete di terra da percorrere. Vi sono centri e zone urbane che formano un agglomerato, ma moltissima parte della popolazione abita sparsa per il territorio costellandolo di lamiere quasi fosse un tessuto a pois. Forse un popolo da un cuore comune e da una vita a distanza? Chissà!

Alla fine, come Dio volle, arriviamo alla capanna dove incontriamo i rappresentanti dell’associazione. Si parla, si discute, ci si conosce, ci si apprezza e ci si stima sia in ciò che ci accomuna sia in ciò che di diverso abbiamo. È un gruppo che vuol salvaguardare il territorio proponendolo come spazio di attività agricole, ma senza mutarne la natura. Un progetto coraggioso visto come il mercato si muove. Al termine possiamo pensare ad andare a riposarci, per quanto possibile, nelle tende che per noi sono state allestite radenti le capanne del capovillaggio.

Dodoma

Lasciamo Morogoro e ripartiamo alla volta del centro di Chamwino Arts Centre, nelle vicinanze di Dodoma, capitale politica della Tanzania. L’altipiano è impressionante, arido, squallido, panoramico ma bellissimo. Abitato da infiniti baobab che colla loro mole sembrano una gigante umanità che grida e si agita verso il cielo con braccia e mani che si diramano nell’azzurro. Noi vi passiamo in mezzo e pare che essi neppure si accorgano della nostra presenza tutti intenti a spingere verso l’alto, lassù dove si apre l’infinito. Sotto di essi come detto sono sparse le casette o le capanne o le baracche dove migliaia di persone vivono una distante dall’altra a sufficienza da dire che non sono vicini di casa.

È circa mezzogiorno quando arriviamo al centro dell'associazione. È interessante sentire che puntano alla formazione delle nuove generazioni e nell’educazione grazie all’arte verso il bello e da questo a una vita sociale pacifica e rispettosa. In effetti un paese dove sono presenti molteplici religioni e perciò molti modi di vivere differenti il rispetto, la tolleranza e l’accettazione sono valori non solo da insegnare ma anche da praticare e perciò da stabilire.

Ma… calma non è finita. Raggiungiamo il villaggio di Nzali e lì siamo accolti da un bellissimo gruppo festante che ci offre uno spettacolo con la musica tradizionale Wagogo. È un gruppo musicale e danzante conosciuto, avendo partecipato all’apertura del campionato mondiale di calcio del Sudafrica. Ci accolgono al bus, passiamo alcune ore con loro che ci spiegano come vive la loro comunità e come provano a dare seguito a una cultura che andrebbe altrimenti persa, a partire da un impegno come i canti contro la pratica dell’infibulazione. Incredibili per gentilezza e disponibilità ci accompagnano di nuovo al bus affinché non perdiamo dalla memoria la loro musica, i loro ritmi, la loro danza.

Mwanza

Da Dodoma a Mwanza, prossima tappa, usiamo l’aereo, anzi gli aerei: con un bielica torniamo a Dar e da qui con un'altra bielica verso Mwanza. Ormai sono alcuni giorni che ci muoviamo in mezzo al popolo tanzaniano. Mi è difficile capire il loro vivere penso perché la categoria «lavoro» nella mia testa sia prioritaria a quella della «vita» che invece qui domina. Vivere vuol dire vivere e lo si vede da gruppi di giovani da infinite attività minime per la sopravvivenza, come rivendite di tutto e ovunque, come taxi che trasportano non 2 persone ma anche 5. Il vivere sembra avere una logica diversa dal lavorare, ed è chiaro dall’habitat in cui la gente vive: polvere, cartacce, niente strade, disordine e approssimazione e strutture alla meglio. Sembra non esserci l’interesse a un miglioramento dell'habitat e della qualità di vita di se stessi, l’importante è vivere. Eppure l’umanità che è dentro quelle persone è bella e sana. Certo ci sono buoni e cattivi come dovunque, ma fondamentalmente è un popolo libero dentro.

Domani andiamo a vedere le bestie feroci nel Serengeti cioè LaPianura per antonomasia. E dopo averle viste lì le lasciamo!

È il 27 settembre e ci portiamo lungo il lago Vittoria, stupendo angolo di questo mondo dove una distesa di tranquilla acqua è circondata da dolci colline puntellate da casette. Andiamo verso un Hotel che ci ha messo a disposizione un prato prospiciente il lago e lì incontriamo la rappresentanza della WoteSawa Domestic Workers Organization. Un bel gruppo che è interessato sia a proteggere le donne dalle violenze sia a sostenerle nella denuncia e nel recupero psicologico di se stesse. Ci parlano del loro intento e delle modalità di attuazione, in un settore quello della violenza femminile molto delicato sia per la mentalità sia per la delicatezza delle vittime. Comunque è un gruppo che con coraggio prova a denunciare e a cambiare un andazzo che sembra non trovare fine e non solo qui in Tanzania.

Bagamoyo e la ripartenza

Stiamo per finire i giorni del giramondi in Tanzania e perciò il pomeriggio prendiamo il solito bielica che ci riporta a Dar Es Salaam. Ritroviamo il nostro carissimo Moses autista intrepido e audace che ci dice che siamo fortunati: “oggi c’è poco traffico”. Dall’aeroporto dopo ore e ore di zigzag tra nugoli di moto, ape cars, macchine e camion, completiamo i 73 km che ci separano da Bagamoyo. Finalmente al mare. Il giorno dopo visitiamo Bagamoyo, città scelta come capitale sotto l’amministrazione coloniale tedesca. Grazie a una imperturbabile guida terminiamo l’informazione sulla storia della Tanzania che avevamo cominciato a Dar nel museo patrio nazionale. Una storia fatta di soprusi e riscatti, una storia che appartiene al nostro mondo, mondo nel quale siamo coinvolti. Dante vedendo la terra dall’alto dei cieli ormai insieme a Beatrice, diceva: ma che cos’è che in quell’aiuola ci rende tanto feroci? Ma noi abbiamo voluto vedere ciò che ci rende umani!

Grazie di tutto e vita felice a tutti voi.

Giramondi: Monica, Chiara, Gianna, Mirella, Carla, Giuliana, Ludovica, Chiara, Angelo, Vincenzo, Ulisse, Sergio