Approfondimento // Mafie&corruzione

La normalità mafiosa

Solo il 12% pensa che l'arresto del boss Matteo Messina Denaro abbia indebolito il sistema mafioso. Cosa racconta la ricerca Libera/Demos

La normalità mafiosa

La mafia e la corruzione costituiscono emergenze serie e sempre attuali, in Italia. I cittadini ne sono consapevoli, come emerge dalla Terza edizione della ricerca di Libera curata da Demos sulla percezione dei cittadini della corruzione e delle mafie. Nonostante l'arresto di Matteo Messina Denaro, gli italiani, pur riconoscendo l'importanza di tale passaggio, non lo ritengono "decisivo" nella lotta alle mafie: l'80% degli intervistati pensa, infatti, che "la mafia in Italia è forte come prima". Solo il 12% pensa che l'arresto del boss abbia indebolito il sistema mafioso.

È inoltre cresciuta la componente di quanti si dicono a favore del cosiddetto "carcere duro": il regime di isolamento previsto dal 41 bis. Dal 66% del 2020 (e dal 68% del 2021), il numero dei favorevoli sale all'81%. La controversa vicenda di Alfredo Cospito e l'ampia eco mediatica che l'ha circondata sembrano avere sortito una reazione rilevante nell'opinione pubblica. Ma in senso opposto a quello auspicato dall'anarchico, che proprio in questi giorni ha sospeso, dopo sei mesi, il suo sciopero della fame contro tale regime carcerario.

La ricerca di Libera e Demos offre uno spaccato utile a comprendere l'intreccio tra corruzione, mafia e comunicazione. Va subito sottolineato che non si riscontrano significative differenze nella valutazione dei due fenomeni - mafia e corruzione - da parte dei cittadini. Il che ne rimarca la connessione, nella percezione sociale. Oltre la metà degli italiani ritiene che il sistema dei media parli poco dei due fenomeni. Che questa "disattenzione" rifletta (e comporti) una sottovalutazione del problema (54% per la mafia; 57% per la corruzione). Una minoranza, intorno al 12-14%, afferma invece che se ne parli anche troppo, alimentando un sentimento di pessimismo e sfiducia. Quasi un cittadino su tre afferma, per converso, che mafia e corruzione vengono "coperte" adeguatamente a livello comunicativo.

Credo sia ormai inadeguata la parola "infiltrazione" per descrivere il modo in cui le mafie inquinano il tessuto sociale ed economico, perché si tratta piuttosto di una coesistenza con tratti di connivenza. Si è prodotta un'osmosi tra i metodi delle mafie divenute "imprese" e i meccanismi di un sistema economico che protegge i monopoli impoverendo il bene comune. Da realtà "infiltrate", operanti sotto mentite spoglie, le mafie sono diventate parti attive dell'economia di mercato. E tutto ciò nell'indifferenza di tanti, troppi, ancorati a criteri obsoleti di lettura del fenomeno mafioso, criteri che ne alterano la percezione. Arretratezza culturale che può aprire le porte alla trasformazione del crimine organizzato in "crimine normalizzato".
 

La pandemia -prosegue Luigi Ciotti- ha messo impietosamente in evidenza che nel nostro Paese - ma non solo nel nostro - i diritti sociali sono diventati in troppi casi privilegi dipendenti da dinamiche di mercato: se sei ricco hai diritto a lavoro, casa, istruzione, assistenza sanitaria, altrimenti arrangiati, sono fatti tuoi. Questa logica selettiva, esclusiva, è la morte della democrazia delineata nella nostra Costituzione. A fronte delle ingiustizie sociali, ovvero ai furti di bene comune, occorre un impegno comune, e questa ridotta conoscenza del Piano che quel bene collettivo dovrebbe alimentare, è un segnale preoccupante. Solo un cambiamento culturale su più livelli, insomma, ci può permettere di costruire un mondo libero dalle mafie e da tutte le forme di complicità, sottovalutazione, omissione, distrazione che le rendono possibili. È l'indifferenza, come sempre, a fare la differenza. Indifferenza che ha reso la nostra Costituzione un testo tanto citato, a volte celebrato, quanto poco praticato, realizzato, vissuto. L'indifferenza- conclude Luigi Ciotti- è oggi una grande alleata del male. In un mondo sempre più interconnesso, dire "non mi riguarda" e voltare la testa dall'altra parte, è diventare correi, complici. La diffusione della corruzione e delle mafie non si combatte solo tenendosene lontani, ma denunciando, testimoniando, mettendosi in gioco. “

In allegato e qui puoi leggere la ricerca completa