Cento passi verso un'altra Italia
28 mar 2025 - Una nuova edizione per raccontare i nostri trent'anni
Roberto Saviano scrittore, autore e giornalista
L’Italia che emerge da questo sondaggio è un’Italia consapevole, per certi versi divisa sull’interpretazione dei fatti mafiosi, ma cosciente che le mafie sono al centro dei problemi economici del Paese, dove il Covid sta pregiudicando sempre di più gli argini che contenevano il potere mafioso. In una situazione del genere la grande responsabilità è politica perché il paese è culturalmente, e questo sondaggio lo mostra, pronto ad ascoltare le dinamiche che stanno vessando, come la mancanza di liquidità onesta, un denaro che viene fornito con il denaro criminale. Oggi le estorsioni che subiscono le aziende non è nell’essere costrette a dare denaro ma a ricevere denaro. Oggi l’estorsione è proprio questo: dare denaro e infiltrarsi dentro le aziende, essere partner imprenditoriali. Perché le mafie hanno necessità di costruire rete. Supermercati, magazzini, pompe di benzine, imprese edili, una rete infinita che renda la loro economia vincente e anche quando diventano imprese di recupero crediti, le banche non vedono l’ora di scaricare i crediti ormai insolvibili a queste organizzazioni con la facciata legale. Ecco le mafie hanno accettato questo per una semplice ragione: poter prendere le imprese, le proprietà di questi debitori. Assistiamo ad una connivenza totale tra mondo illegale e mondo legale. Non c’è più un perimetro chiaro.
Entrando nel dettaglio, l’indagine di Demos e Libera restituisce dei risultati inaspettati. Innanzitutto si mostra come la percezione delle organizzazioni criminali sia completamente diversificata tra gli intervistati. La maggior parte delle persone segnalano ormai con grande consapevolezza che non potrebbe esistere potere mafioso senza un’alleanza con la politica. Complessivamente non si considera più il fenomeno mafioso come un fenomeno del Sud ma si intravede la sua capacità espansiva e capillare, anche se c’è un residuo di elettorato di centro-destra, leghista e di Forza Italia, che è ancora convinto che sia un problema meridionale. È interessante anche notare quanto sia cresciuta la consapevolezza della riduzione militare nelle ultime fasi dello sviluppo delle organizzazioni criminali, e che, invece vede la criminalità mafiosa sempre più strutturarsi con architetture borghesi e imprenditoriali. Da segnalare, come a dispetto delle indagini e delle sentenze, c’è una lettura politica sbilanciata di coloro che si autocollocano nel centrodestra rispetto al fatto che la mafia sia meno legata ai professionisti. Risulta altresì chiara la profonda consapevolezza che il potere delle organizzazioni criminali risiede nel narcotraffico, che poi le rende potenti negli altri settori economici (edilizia, distribuzione commerciale dei generi alimentari, benzina) dove reinvestono i capitali accumulati col traffico di sostanze.
Sul fronte della corruzione, questa si articola soprattutto nei grandi appalti. Mentre ancora una volta i cittadini intervistati vedono nel carcere duro la possibile soluzione al potere mafioso. Ecco che il sondaggio, complessivamente ci racconta di un Paese che sta vedendo cosa sta accadendo anche se ha visioni diverse e a volte delle ingenuità nella lettura dei fatti. Un Paese che rispetto al resto del mondo, avendo le mafie più antiche, può contare su una cultura antimafiosa molto più in allerta. Disperderla è imperdonabile coltivarla è necessaria: il carburante democratico risiede in queste miniere di consapevolezza. Quando se ne accorgerà la politica?
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