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La trasparenza deve rappresentare la premessa essenziale per la riuscita del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma è forte la percezione si stia mettendo in pericolo la possibilità del “controllo diffuso” dei cittadini sulla P.A., che la normativa italiana riconosce come istituto appartenente alla famiglia della prevenzione della corruzione e che ci stiamo avviando sulla prima pericolosa strada rispetto a come l’Italia andrà a spendere i circa 235 miliardi di risorse (europee e italiane) per le tante riforme e i gli ancor più numerosi progetti di investimento previsti dal nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Per evitare che questo succeda la trasparenza deve essere effettiva, dettagliata e tempestiva. A cominciare, ad esempio, dalle riforme che l’Europa ci chiede entro la fine del 2021: chi le sta scrivendo? Con quale idea di Paese? Più precisamente, pensiamo all’annunciata revisione della cosiddetta legge anticorruzione (190/2012) e del cosiddetto decreto trasparenza (33/2013): come è giustificabile per il decisore pubblico metterci mano senza neppure interpellare i cittadini, che ne è direttamente interessati? La denuncia arriva da Libera, Fondazione Etica e Libenter ATS, ASeS – Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, ISTeA, Gran Sasso Science Institute (GSSI), Monithon, Cittadini Reattivi, Rinascimento Green, Università degli Studi di Torino
“Lo stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano- scrivono in una nota Libera, Fondazione Etica e Libenter ATS, ASeS – Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, ISTeA, Gran Sasso Science Institute (GSSI), Monithon, Cittadini Reattivi, Rinascimento Green, Università degli Studi di Torino - prevede infatti (tra le altre) la riforma proprio di quel corpo di norme (Legge 190 del 2012 e successivi decreti applicativi) che rende la gestione del bene comune pienamente accessibile, fruibile, rendicontabile, monitorabile e valutabile sia dalle istituzioni preposte che dai cittadini. Ma siamo preoccupati che il nostro PNRR guardi alla legge di prevenzione del malaffare come a una tra le “norme che alimentano la corruzione” (è appunto il titolo del capitolo in cui tale previsione di riforma è contemplata, a pagina 69 del PNRR), specificando che tali norme “da antidoti alla corruzione sono divenute spesso occasione di corruzione”. È vero che essa introduce eccessi di burocrazia. Ma screditare tutto un corpo di leggi che consente alla macchina pubblica di auto-valutarsi e farsi valutare rischia di “buttare via il bambino assieme all’acqua sporca”. Ciò a favore di una formula che guarda alla semplificazione come unico antidoto: visione antiquata e già condannata dalla storia e dagli studi di settore. Secondo il cronoprogramma del PNRR, tale riforma doveva vedere la luce in giugno 2021. A cinque mesi dalla deadline ancora nulla si sa del processo di modifica della legge 190: ciò aumenta i nostri timori. La percezione che si ricava - denunciano i firmatari- è che la prevenzione della corruzione non sia una delle principali priorità del momento, con un conseguente disimpegno in materia da parte del nostro Stato. Nonostante i tanti allarmi che provengono dalle agenzie di law enforcement nazionali e internazionali, nonché dalla magistratura circa i rischi di infiltrazione nell’economia legale dell’impresa criminale e, tramite la corruzione, di infiltrazione mafiosa, per l’ennesima volta nella storia il nostro Paese rischia di dover agire quando è ormai già troppo tardi, con le sole armi della repressione.
Libera, Fondazione Etica e Libenter ATS, ASeS – Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, ISTeA, Gran Sasso Science Institute (GSSI), Monithon, Cittadini Reattivi, Rinascimento Green, Università degli Studi di Torino chiedono al Presidente Mario Draghi, al Governo e ai Parlamentari italiani di non contravvenire a quanto il Trattato di Unione (artt. 1 e 15) e la Carta sui diritti fondamentali dell’Unione (artt. 41 e 42) proclamano a più riprese che l’Amministrazione europea, incluso quella di ciascuno degli Stati\ membri, deve essere integra e trasparente.
Ricordiamo al Governo che il regolamento UE 2021/241 (cd. “dispositivo per la ripresa e resilienza”) chiede il coinvolgimento dei portatori di interesse nella fase (oltre che si stesura anche) di esecuzione del PNRR. Nello specifico chiediamo di poter conoscere lo stato di avanzamento della riforma, preannunciata e poi sparita dai radar informativi, anche prevedendo il coinvolgimento civico tramite audizioni; potenziare, e non indebolire, gli istituti relativi al diritto di sapere previsti dalla L. 190/12 (ossia tutte le forme di accesso civico) e gli istituti di auto-monitoraggio previsti da parte degli organi dello Stato anche tenendo in conto della natura relazionale del fenomeno corruttivo; rafforzare la sezione "Amministrazione Trasparente" sui siti web delle PA, con una maggiore standardizzazione e fruibilità dei dati pubblicati, al contempo agevolando le PA negli obblighi di trasparenza attraverso l'innovazione tecnologica, in particolare con l'alimentazione informatizzata dei flussi informativi nella sezione AT. A riguardo, va garantito anche un unico portale di dati relativo al PNRR, che sia pensato anche raccogliendo le molte proposte civiche già disponibili; prevedere specifici obblighi anche in tema di semplicità/fruibilità, affinché trasparenza significhi non solo dati aperti (che sono la base), ma anche organizzazione dei dati “a forma di cittadino comune”.
In conclusione- scrivono Libera, Fondazione Etica e Libenter ATS, ASeS – Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, ISTeA, Gran Sasso Science Institute (GSSI), Monithon, Cittadini Reattivi, Rinascimento Green, Università degli Studi di Torino non è solo il “cosa” manca al PNRR – la trasparenza, appunto – ma anche il “chi” manca – la società civile – che deve essere messo con urgenza sul tavolo del Governo.