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E!State Liberi 2018

La fotografia della lunga estate dei campi di formazione e impegno sui beni confiscati che racconta un Paese vivo, solidale, attento ai più deboli e pronto a mettersi in gioco.

E!State Liberi 2018

All'interno di queste pagine troverete la fotografia di una lunga estate, i cui protagonisti sono stati migliaia di giovani e meno giovani e le tante realtà sociali che, insieme a Libera, promuovono il riutilizzo e il riscatto dei beni confiscati alle mafie. È una fotografia preziosa, che racconta di un paese vivo, solidale, attento ai più deboli e pronto a mettersi in gioco. Uno scatto non scontato in questa fase di crescente intolleranza, paura, odio, emarginazione e di rinnovato attacco ai fondamenti culturali e valoriali dei movimenti per la giustizia sociale.
Dietro questo fermo immagine, fatto di numeri, grafici e spunti di riflessione, ci sono molteplici storie, quelle di ogni singolo partecipante, delle vittime innocenti e dei loro familiari, delle associazioni e di chi anima positivamente i territori, di chi ha trovato il proprio riscatto attraverso il riutilizzo dei beni confiscati. Storie diverse, intrecciate per costruirne una comune.

“Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. - Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kublai Kan. - Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell'arco che esse formano. - Kublai Kan rimase silenzioso, riflettendo. Poi soggiunse: - Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che mi importa. Polo risponde: - Senza pietre non c'é arco.” 

La ricchezza di E!State Liberi! risiede nella valorizzazione delle differenze e nella capacità di mettere in rete persone ed esperienze. È l'arco che si fa ponte. In quella settimana, in cui mondi talvolta così diversi si mescolano e trovano dialogo, portiamo loro una precisa idea di uomo, di relazione e di società.

A 13 anni dal primo campo E!State Liberi!, è importante interrogarsi su cosa accade nei nostri spazi educativi, sulla nostra capacità di costruire un modello di cura dell'altro in un sistema più ampio e generale, che vada oltre la singola esperienza del campo estivo. Riflettere su come questa esperienza incida e si radichi nella dimensione dell'impegno e su come valorizzarla una volta tornati a casa. Ragionare sul contesto culturale e politico in cui si muove il nostro progetto, soprattutto in un momento in cui si torna a legittimare la vendita dei beni confiscati ai soggetti privati e il dibattito pubblico sembra dar sempre meno peso alle rivendicazioni, anche storiche, dei movimenti su mafie e corruzione.

A chi oggi immagina una società fatta di muri, individualismi e prepotenze, risponderemo accogliendo nuove pietre e costruendo nuovi ponti.