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“L’inferno turistico”, la "città dei taglieri", le "Due Torri fatte di mortadella". Negli ultimi mesi Bologna è stata al centro del dibattito pubblico sul tema della turistificazione e dei suoi impatti. Dietro un dato incontrovertibile: nel capoluogo emiliano il settore del cibo continua a crescere. Un’espansione costante alla cui base c’è sicuramente l’aumento del turismo, ma non solo: espansioni societarie, lavoro sfruttato, intrecci economici da attenzionare, all’interno di una chiara direzione data dal mercato finanziario globale. Con qualcosa, però, che può ancora essere fatto: strumenti e protocolli ancora da mettere in campo.
Aspetti che Libera Bologna approfondisce nella nuova videoinchiesta di Andrea Giagnorio e Sofia Nardacchione, “La febbre del cibo. Bologna, il tuo odor di benessere”, il prosieguo del lavoro presentato alcuni mesi fa sempre sul settore della ristorazione. Al centro le testimonianze, anonime e in chiaro, di lavoratori e lavoratrici del settore che hanno deciso di raccontare casi e fare nomi.
Rispetto alle precedenti inchieste, Libera Bologna ha scelto di non fare tanti nomi di società e imprenditori come avrebbe potuto, per i rischi legati a un’indagine di questo tipo. Le minacce di querele temerarie e le legittime azioni legali a tutela dell'immagine di alcune aziende possono comportare conseguenze pesanti, come ingenti spese legali e richieste di danni da centinaia di migliaia di euro. Il lavoro però prosegue: rimane attiva la mail segnalazioni@liberabologna.it per chi volesse segnalare fatti che riguardano il territorio bolognese. Per chi volesse invece donare, è possibile farlo seguendo le informazioni a questo link.