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Tor Bella Monaca, la bellezza del cinema

Quando arrivi a via Castano trovi cemento - tanto cemento – con torri alte che sembrano alveari, che affacciano su un parchetto in mezzo a una piazza senza nome. Intorno, invece, vedi i colli che chiudono Roma e in lontananza, se aguzzi bene la vista, i Castelli Romani. 

È uno spazio grande, con tanti alberi che regalano ombra in queste giornate estive, ma inospitale: un solo bar e poco altro a via Castano, e tanti motorini guidati da ragazzi giovani – troppo giovani – senza casco e senza targa, come ti aspetteresti di trovare in qualche altra periferia del nostro sud, che magari hai visto in un film. E alla periferia di Napoli ti rimanda il nome del bar della piazza: bar Moccia, come il clan di Afragola, da tempo insediato a Roma, dove fa affari con la droga, ma anche con l’ortofrutta, gli alberghi e i bar. Un impero, che si mostra qui nel suo lato militare, con lo spaccio al minuto visibile anche all’occhio meno allenato, 24h ore al giorno, con le vedette a segnalare arrivi indesiderati e con un potere fondato sulla paura più che sul consenso. Uno spazio occupato dal clan che lo tiene in una situazione di degrado, quasi non debba essere vissuto da altri.

E allora abbiamo scelto proprio questa piazza in mezzo a Tor Bella Monaca per portarci il cinema insieme all’Osservatorio Regionale per la Legalità e la Sicurezza del Lazio, Alice nella Città, Tor Più Bella e con il patrocinio del Municipio VI. E grazie anche al prezioso lavoro della stazione dei Carabinieri, all’entusiasmo dei partecipanti del terzo campo di E!state Liberi che si svolgeva in quei giorni sul territorio e all’associazione Retake che con noi si è spesa per pulire la piazza e renderla fruibile. 

 

Tre serate, iniziate con l’intervento fortissimo della giudice Paola Di Nicola che ricorda a tutti che "Questa piazza non è degli spacciatori, ma dei bambini che oggi sono seduti in prima fila" e chiuse con il ricordo del giudice Borsellino, nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio. E nel mezzo tanti incontri, tante persone che hanno partecipato e si sono fidate di noi, riempiendo ben più dei 100 posti previsti. Una partecipazione non scontata, perché lì – come in tanti altri territori anche della nostra città – scendere in piazza, un gesto all’apparenza così semplice, ti mette in una posizione scomoda: significa prendere una parte. Quello spazio l’abbiamo riconquistato, insieme, metro dopo metro, sera dopo sera, superando anche quelle pressioni che avrebbero voluto quello schermo collocato altrove affinché non si disturbasse le attività di spaccio, provocando un danno economico al clan. 

Uno schermo, tre film e forse un po’ di incoscienza. 

Non basta, lo sappiamo, ma aggiunge un mattoncino al lavoro che da anni stiamo portando avanti, tra tante difficoltà, nel quartiere. E la fiducia che è stata riposta in noi ci obbliga solo ad andare avanti.

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