Approfondimenti

Dalla Lombardia alla "Fine del mondo" per Lea Garofalo

101 giorni e 2.163 km a piedi lungo il Cammino di Santiago di Compostela in un'esperienza di memoria e impegno

Ogni anno sono oltre 200mila persone, credenti e laici, giovani e meno giovani, in gruppo o da soli, che da tutta Europa e da tutto il mondo percorrono il cammino di Santiago di Compostela: chilometri e chilometri di strade e sentieri tra la Francia e la Spagna che portano alla "Fine del mondo", a Finisterre, in Galizia, sull'oceano Atlantico.

Quest'anno, tra i pellegrini c'erano anche Valerio e Valentino, due amici accomunati dalla passione per il trekking. Partiti il 18 aprile scorso da Carnate, in provincia di Monza e Brianza, in 101 giorni hanno percorso 2.163 chilometri lungo il cammino con l'obiettivo di tenere viva la memoria di Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa il 24 novembre 2009.

Sin dal Medioevo, i pellegrini che giungevano a Finisterre compivano alcuni gesti simbolici in segno di ringraziamento e purificazione: immergersi nell'oceano, bruciare i vestiti e gli oggetti del viaggio e raccogliere le conchiglie lungo la costa. Anche Valerio e Valentino hanno compiuto un gesto simbolico, di memoria e impegno.

Noi non butteremo niente, ma lasceremo solo un piccolo segno, un'immagine: il volto sorridente di una donna calabrese coraggiosa che ha "visto, sentito, parlato". Perché la sua scelta è una lezione di vita per tutti coloro i quali vogliono vedere, sentire, conoscere, e impegnarsi tutti i giorni, per sconfiggere le mafie che schiacciano la libertà di tutte e tutti.

Giunti alla Fine del mondo hanno dunque lasciato una foto di Lea Garofalo per far conoscere ai pellegrini la sua storia.

Non è la prima volta che compiono un'esperienza del genere: già del 2014 avevano attraversato l'Italia, 1.500 chilometri dalla Lombardia alla Calabria a piedi, sempre nel segno della memoria di Lea: dal cimitero di Monza - San Fruttuoso, dove Lea è sepolta, fino a Petilia Policastro dove Lea è nata.

L'idea è nata durante le udienze del processo d'appello a cui Valerio ha partecipato come volontario di Libera, in segno di vicinanza e sostegno alla figlia di Lea, Denise. E' lì che Valerio, di origini calabresi, prova un'estrema vicinanza alla storia di Lea e di Denise e decide che vuole fare qualcosa, che "non basta commuoversi, ma che è necessario muoversi" come ripete spesso don Luigi Ciotti, e come ripeté nuovamente ai funerali di Lea a Milano il 19 ottobre 2014.

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