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D(i)RITTI IN RETE con Amunì

Il torneo di calcetto con i ragazzi della giustizia minorile, nel segno della memoria e dell'impegno.

Coniugare lo sport con i percorsi della giustizia minorile.

Questo l'obiettivo di “D(i)RITTI IN RETE”, un torneo di calcio a 5 con la partecipazione di una delegazione dei ragazzi impegnati nel progetto Amunì in tutta Italia. Una cinquantina di ragazzi, tra i sedici e i vent’anni, sottoposti a procedimento penale da parte dell’Autorità giudiziaria minorile e impegnati in un percorso di riparazione. Il primo appuntamento il 4-6 maggio a "Cascina Carla e Bruno Caccia", bene confiscato alla ‘ndrangheta a San Sebastiano da Po' (Torino), e poi l'11-13 maggio in Sicilia, a Messina.

Durante ogni tappa, incontri con i giovani e con le realtà associative del territorio, momenti di formazione, di aggregazione e di sport. Ogni squadra Amunì "ha adottato" una vittima di mafia, il cui nome li ha accompagnati per tutto il torneo ed è stato stampato sulle maglie dei calciatori.

Ancora una volta li incontriamo. Mondi lontani, ma sguardi e orizzonti comuni. Ragazzi e giovani che si affacciano al mondo con la leggerezza dell’adolescenza, molto spesso tradita dagli adulti. Ragazzi con sogni che ancora galoppano con la forza del futuro da costruire, partendo da un passato azzoppato dalle ingiustizie e dalle ottusità. Ragazzi fuggiti da terre inospitali e brutali con gli occhi lucidi e con fragilità difficili da ricomporre, con ferite solo superficialmente chiuse, pronte a rievocare dolori passati ma sempre vivi. Ragazzi delle periferie esistenziali, che poco hanno conosciuto dell’amore gratuito e della bellezza. Ragazzi che incontrano adulti segnati da tragedie, che provano, con il linguaggio della condivisione e della vicinanza, ad aprire possibilità solo fugacemente intraviste.
Accanto a loro, adulti che scelgono di continuare a puntare sulle speranze e sulle potenzialità di riscatto di questi ragazzi a volte con "tigna” educativa, a volte leccando le ferite, a volte con la provocazione, a volte facendo finta di non vedere e non sentire. Ma pur sempre là, presenti, ostinati e pronti a caricarsi un po’ del fardello umano incontrato e a fare un pezzo di strada insieme.

“D(i)RITTI IN RETE” si colloca all’interno della più ampia progettualità che Libera promuove nell’ambito della giustizia minorile. In questo contesto l'attività sportiva viene proposta non solo come strumento di aggregazione, ma come chiave per la crescita personale e di gruppo. Attraverso la formazione di una squadra ai partecipanti verrà data l’opportunità di esplorare i confini tra il sé e gli altri, riconoscendo al gruppo valori importanti come l’aiuto reciproco, la mediazione, la valorizzazione delle competenze di ciascuno. Inoltre, i ragazzi verranno spronati a misurarsi con la fatica e la disciplina, a rispettare il proprio corpo, a confrontarsi con la rivalità. Adottare questa metodologia con i percorsi Amunì significa riabilitare uno sport, il calcio, che ha perso il suo valore educativo, per far tornare ai ragazzi la voglia di tornare a crederci e quindi a divertirsi. Si può parlare di legalità, giustizia sociale, di memoria, anche rincorrendo un pallone in un campo di calcetto.

Il "Calcio Sociale"

Nella realizzazione del torneo si è pensato di adottare una metodologia specifica, capace di rispecchiare le finalità dell’intervento anche nella scelta dello sport più adatto. Per questo motivo è stato scelto il “calcio sociale”. Consapevoli che il calcio spesso porta spesso con sé critiche, violenze, competizione eccessiva, accuse di illegalità, di mancanza di fair play, di scarsa capacità educativa, Calcio Sociale rappresenta un nuovo modo di intendere il calcio, trasformandolo in un’occasione di integrazione ed educazione: è il modello di uno stile di vita improntato ai valori dell’accoglienza, della giustizia e della cooperazione. L’idea del Calcio Sociale è nata nelle periferia romana di Corviale, dove questo sport è diventato uno strumento per l’integrazione sociale, un progetto pedagogico e psicoterapeutico per la “rinascita” del quartiere Corviale, indirizzato anche ai residenti in stato di forte disagio familiare o sociale o con disabilità. Adottare questa metodologia con i percorsi Amunì significa riabilitare uno sport che ha perso il suo valore educativo per far tornare ai ragazzi la voglia di credere nello sport sano e divertente. E significa, soprattutto, parlare di legalità e giustizia attraverso uno strumento che possa coinvolgere tutti.

Le regole del Calcio Sociale

• tutti possono giocare a Calcio Sociale;

• nessuno resta in panchina: ogni 5 minuti si ruotano i giocatori;

• le squadre sono miste, costruite secondo uno schema preciso (basato sui coefficienti di bravura assegnati ad ogni giocatori) che ne garantisca l’equilibrio;

• in ogni squadra c’è un educatore che dirime i conflitti;

• non esistono arbitri, ma sono i capitani a dover trovare un accordo;

• ciascun giocatore non può segnare più di 3 gol a partita;

• il calcio di rigore viene battuto dal giocatore meno forte.

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