Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più clicca qui

Belgio, una bambina di 11 anni vittima del traffico di droga

Belgio, una bambina di 11 anni vittima del traffico di droga

CHANCE, la rete promossa da Libera in Europa: "Non basta più indignarsi bisogna muoversi. Che la morte della giovane Firdaous non sia vana e possa rappresentare un punto di svolta nella lotta al crimine organizzato per evitare future vittime."

Lo scorso 9 gennaio in Belgio, ad Anversa, una bambina di 11 anni, Firdaous, è stata uccisa in seguito ad una sparatoria. La polizia locale ha riferito che i colpi di arma da fuoco sono stati esplosi contro la porta di un garage, dietro la quale c'era un soggiorno trasformato in soggiorno e cucina. La bambina non sarebbe stata colpita direttamente dai proiettili, ma sarebbe morta a causa dell'esplosione di un forno a microonde crivellato dagli spari. Secondo quanto riportato da fonti locali, altre due persone presenti sulla scena sono rimaste ferite, ma non si ritiene che siano in pericolo di vita.

La piccola Firdaous proviene da una famiglia di baroni della droga. Secondo un quotidiano locale, i genitori della bambina non sarebbero direttamente coinvolti nel narcotraffico, ma sarebbero legati alla famiglia più potente della malavita di Anversa. Firdaous sarebbe infatti la nipote di due boss ricercati dalle autorità, che guiderebbero il commercio della droga in Belgio da Dubai. Il sospetto è che il fratello maggiore della bambina abbia seguito le orme degli zii e che sia il vero obiettivo della sparatoria che ha ucciso la sorella.

Secondo gli inquirenti si tratterebbe dunque di un regolamento di conti tra bande del traffico di droga. Attualmente in Belgio è in corso una guerra alla droga: criminali stanno attaccando le case di altri criminali. legato al mondo del narcotraffico di Anversa, diventata, insieme a Rotterdam, la porta d'ingresso della cocaina sudamericana in Europa.

CHANCE, la rete promossa da Libera in Europa dichiara: “Siamo indignati e fortemente turbati nell'osservare l'escalation di violenze, la lentezza della politica e il totale silenzio dell'opinione pubblica di quello che succede in Belgio. La narrazione di questi fenomeni mafiosi continua a dare un'immagine lontana dalle vite della società civile allorché queste mafie sono presenti nel quotidiano di tutti noi: impoveriscono la nostra economia, si infiltrano con la corruzione negli apparati dello Stato e sempre di più sporcano di sangue le nostre strade. Questo tragico evento ha sfatato il diffuso pregiudizio che la guerra della droga degli ultimi anni non rappresenti un pericolo per i civili innocenti.

Da circa 10 anni, infatti, il Belgio è diventato uno degli hub di ingresso principali della cocaina in Europa. La crescita del traffico di droga è stata accompagnata da un aumento della presenza delle mafie sul territorio, tra cui la 'Ndrangheta, la mafia albanese e la Moccro Maffia, un gruppo composto originariamente da criminali europei di origine marocchina. Secondo gli ultimi dati forniti dalla dogana belga nel 2022, le autorità hanno sequestrato quasi 110 tonnellate di cocaina nel porto di Anversa. È la prima volta che la soglia delle 100 tonnellate viene superata. A causa dell'aumento della presenza delle mafie, c'è stato anche un aumento della violenza e degli omicidi, in particolare a Bruxelles e ad Anversa.

“Qualsiasi sia l'origine familiare della vittima, - prosegue la nota di Libera - la morte di un innocente non deve passare come un "incidente" e deve al contrario chiamarci in causa tutti. sentire forte il nostro rifiuto al predominio mafioso e chiedere giustizia per le sue vittime. "Non basta più indignarsi, bisogna agire. Che la morte della piccola Firdaous non sia vana e possa rappresentare un punto di svolta nella lotta al crimine organizzato per evitare future vittime." Le associazioni chiamano la società civile tutta,il mondo associativo, le scuole, le istituzioni e i partiti politici alla responsabilità. Perché la criminalità organizzata non si combatte solo con le inchieste giudiziarie, ma anche con la costruzione di un tessuto sociale resistente e coeso.”

Leggi l'articolo completo