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Storie, volti, dolore e impegno. Sono arrivati da tutta Italia con il loro carico di fatiche e di speranza. Sono partiti alle prime luci dell'alba in treno, in aereo e con le macchine. Dalla Sicilia, Calabria, Lombardia, Campania destinazione Venezia dove si è svolta l'Assemblea Nazionale dei familiari delle vittime innocenti delle mafie della rete di Libera. Tre giorni di riflessioni, confronto e condivisioni con la partecipazione di oltre 400 familiari. Un appuntamento che negli anni è diventato sempre più un'occasione di partecipazione per tanti familiari di vittime innocenti che hanno effettuato una scelta significativa: trasformare il proprio dolore in impegno, attraverso l'elaborazione del lutto e la condivisione dei propri ricordi, testimoniando in numerosi incontri la storia del proprio caro ucciso dalla violenza mafiosa e la loro stessa storia.
“La trasmissione della memoria- ha spiegato Daniela Marcone, vicepresidente nazionale di Libera e responsabile Libera Memoria - a partire dai ricordi personali, necessita però di una condivisione fattiva da parte delle intere comunità in cui viviamo, solo in questo modo quei ricordi possono contribuire a ricostruire pezzi di storia non scritta nei libri di scuola, che in molti caso hanno letteralmente fatto luce sulle modalità con cui le mafie hanno aggredito il territorio. Non solo, per l'intera rete di familiari e attivisti della rete di Libera è fondamentale che la memoria da portare avanti sia una memoria viva. Ci siamo soffermati molto su questo concetto, che aggiunge senso ulteriore alla necessità di curare il ricordo delle singole vittime, giungendo non solo a far sentire nell'oggi il danno gravissimo causato dalle mafie, ma fungendo da pungolo ad un'altra necessità, la costruzione, mattone dopo mattone, di una memoria collettiva che sia intrisa dei valori fondanti la democrazia, la solidarietà, che sappia pungolarci a rendere forte il bnostro senso dell'accoglienza verso chi ai giorni nostri patisce il dolore e il disagio perchè reso vittima dalle situazioni che vediamo chiaramente intorno a noi.”
Verso il 21 marzo a Padova
La tre giorni di Venezia è una delle tappe più importante di avvicinamento alla XXIV Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si svolgerà il 21 marzo a Padova e in contemporanea in migliaia di luoghi in tutt'Italia , Europa e America Latina. L'appuntamento di Venezia è stato incentrato sul tema della “Memoria tra testimonianza e racconto” , sviluppato nei tre giorni grazie alla testimonianza e partecipazione del Patriarca Francesco Moraglia e del Monsignore Franco Oliva, vescovo di Locri e ufficio di presidenza di Libera e con contributo di Maria Cardona, familiare di vittima e attivista colombiana, dello scrittore e regista Marco Paolini e le testimoni della Shoa Andra e Tatiana Bucci accompagnate dal regista Ruggero Gabbai.
Luigi Ciotti: Il vostro dolore continui ad essere impegno”
“Da Venezia si alza un grido. Il grido che si alza è il grido di bisogno della verità. Qui più dell'80% dei familiari delle vittime innocenti delle mafie chiede verità perché solo con la verità si possono costruire percorsi di giustizia. Perchè non si conosce la verità o si conosce solo in parte. Ecco che il primo grido qui è un grido di verità oltre la morte, che appartiene alla stragrande di queste persone che arrivano cariche di dolore, di fatiche, ma anche di dignità e di speranza. La stragrande maggioranza di queste persone hanno avuto la forza, con Libera, di trasformare il dolore in speranza e impegno. Non dimenticate che molti di loro vanno in carcere con i minorenni, vanno nelle carceri, loro. Un impegno che guarda al futuro, che vuole costruire speranza, che per fare ciò deve promuovere giustizia, fare memoria è un presupposto indispensabile della giustizia. Ma da Venezia – prosegue Luigi Ciotti - arriva una seconda considerazione: questo nostro tempo è un tempo molto complesso, è soggetto a continue mutazioni, e questo tempo richiede parole e pensieri che lo sappiano interpretare, che sappiano orientarci, che sappiano ascoltare le nostre speranze e le nostre paure. Questo nostro tempo ha bisogno di voi, non ripiegatevi nel legittimo dolore, ma continuate sempre ad essere capaci di trasformarlo in impegno.”
Veglia nella Basilica di San Marco in ricordo delle vittime delle mafie.
Un lungo elenco, oltre 1000 nomi, recitato come un rosario civile. Nella Basilica di San Marco quei nomi rimbombano nella navata. C'è commozione e lacrime negli occhi dei familiari che ascoltano i nomi dei loro parenti uccisi dalle mafie. C’è silenzio. Rotto alla fine da un lungo, composto applauso. Le preghiere danno respiro al ricordo di caduti, nome per nome. Ecco un brano di don Beppe Diana, una poesia di padre Davide Maria Turoldo. No, non è una commemorazione, tanto meno una cerimonia. È una preghiera.
In questa veglia di preghiera - ha spiegato dall'altare il Patriarca Francesco Moraglia - insieme a Maria, l'Addolorata - vogliamo chiedere a Dio di poter conoscere la verità, attraverso la sincera conversione di chi - a vari livelli - si è macchiato le mani di sangue: mandanti, esecutori, fiancheggiatori.Non si può però parlare di conversione se non si dà la volontà reale di riparare il male commesso. E la riparazione inizia dalla confessione del peccato per garantire il diritto di sapere la verità a chi è stato privato delle persone più care (figli, genitori, fratelli, sposi, fidanzati).Sì, perché le mani insanguinate possono essere lavate solo se si confessa il peccato. E, poi, Dio - come solo Lui sa fare - lavorerà nelle anime.
Sull'altare insieme al Patriarca, a don Luigi Ciotti e ai rappresentanti delle altre confessioni religiosi c'era anche il Monsignore Franco Oliva, vescovo di Locri-Gerace e ufficio di Presidenza di Libera. “Le vostre ferite sono ferite anche dell’umanità - ha detto il vescovo di Locri. Viviamo in un mondo in cui l’impegno per la legalità è un’eccezione più che una regola. La Chiesa ha bisogno di persone come voi che non si rassegnano e si impegnano a realizzare gli ideali delle vittime innocenti.”